Arriva la condanna anche in Appello per il sindaco di Sannicola, Cosimo Piccione, accusato di avere offeso una ex funzionaria comunale definendola “Maga Circe”. La Corte di Appello (Presidente Domenico Cucchiara), nelle scorse ore, ha condannato l’imputato per il reato di diffamazione, escludendo però l’aggravante contestata. Il sostituto procuratore generale Maria Rosaria Micucci aveva chiesto la conferma della condanna.
Non solo, la Corte ha confermato il risarcimento in favore dell’ingegnere Silvia Tunno, ex responsabile dell’area posizioni organizzative e del settore urbanistica, costituitasi parte civile con l’avvocato Luigi Covella.
Cosimo Piccione, assistito dall’avvocato Luigi Corvaglia, potrà presentare ricorso in Cassazione.
Al termine del processo di primo grado, il giudice monocratico Alessandra Sermarini, condannò il sindaco Cosimo Piccione a 6 mesi (pena sospesa) per diffamazione aggravata disponendo un risarcimento di 8 mila euro in favore della parte civile.
Secondo l’accusa, rappresentata dal pm Elsa Valeria Mignone, i fatti si sarebbero verificati durante la seduta del consiglio comunale del 24 dicembre 2013, avente all’ordine del giorno le osservazioni al piano paesaggistico territoriale. Il primo cittadino avrebbe pubblicamente offeso la funzionaria definendola in varie circostanze “Maga Circe” e facendo anche un’ampia digressione sull’ammaliante personaggio mitologico. Il riferimento era al parere negativo espresso sul piano.
L’altro processo
Il sindaco e i componenti della giunta comunale di Sannicola (all’epoca dei fatti) sono già finiti sotto processo.
Il processo è in corso dinanzi ai giudici della seconda sezione collegiale. Rispondono, a vario titolo e in diversa misura, di abuso d’ufficio, falsità ideologica e maltrattamenti.
L’ingegnere Silvia Tunno, che aveva dato il via all’inchiesta attraverso una dettagliata denuncia, si è costituita parte civile con l’avvocato Luigi Covella.
Le indagini della Procura, coordinate dal procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone, hanno fatto luce sul presunto mobbing ai danni dell’ex responsabile del settore Urbanistica, Silvia Tunno.
Secondo l’accusa, il sindaco ed i componenti della giunta comunale (all’epoca dei fatti) avrebbero adottato i provvedimenti di “demansionamento” a carico del tecnico, attraverso la delibera di giunta del 13 luglio 2014. Secondo la Procura, si sarebbe privilegiato il criterio dell’ordine alfabetico nella scelta del responsabile per l’Urbanistica, finendo per escludere la Tunno.