Soltanto una reazione ad un’aggressione della madre. Si difende dinanzi al giudice Valentina Piccinonno, ma resta in carcere


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Un litigio per futili motivi, 'finito male" per una reazione ad un'aggressione subita, ma nessun tentativo di estorsione. Si difende così, nell'ambito dell'udienza di convalida, Valentina Piccinonno, la 32enne leccese difesa dall'avvocato Giuseppe Talò, arrestata il 3 ottobre scorso dagli agenti della Squadra Mobile.

Questa mattina, il Gip Antonia Martalò dopo avere raccolto le dichiarazioni della giovane, ne ha convalidato l'arresto. Il giudice ha anche stabilito che la Piccinonno resti in carcere, anche perché non ci sarebbero al momento, altre misure cautelari "percorribili", visto che quella dei domiciliari dalla madre, non sarebbe, per ovvie ragioni, attuabile.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la violenta lite avvenuta nella tarda serata di venerdì a  Lecce, sarebbe nata dal rifiuto della madre di dare del denaro alla figlia, al fine di acquistare degli alcolici.  Valentina Picinonno avrebbe dapprima iniziato ad inveire verbalmente, per poi passare alla maniere forti. Dalle parole, infatti, si sarebbe giunti alle mani: calci, pugni, schiaffi e persino minacce di morte. 

La 32enne leccese avrebbe addirittura afferrato la madre per i capelli trascinandola lungo il corridoio, per poi giungere nella propria stanza da letto dove, affermato un posacenere in ceramica, avrebbe iniziato a colpirla violentemente sul volto.

Invece, in base a quanto raccontato oggi dalla Piccinonno, la madre avrebbe cominciato ad aggredire la figlia, innanzi al suo rifiuto di andarle ad acquistare dei medicinali ( l'anziana signora soffrirebbe di problemi psichici), arrivando a scagliare contro la figlia Valentina un pesante posacenere. A quel punto la ragazza avrebbe reagito violentemente, dinanzi all'ira della madre, è la lite sarebbe degenerata in una colluttazione, che però, non avrebbe nulla a che fare  con  le minacce di tipo estorsivo.

Sfumato il tentativo di chiamare i soccorsi, per la violenta opposizione della figlia, la madre si è precipitata per strada chiedendo aiuto ai vicini. Sul posto è giunto prontamente un mezzo di soccorso 118: gli operatori hanno udito le urla che provenivano dal primo piano e sul  pianerottolo dell’abitazione hanno ritrovato la signora cinquantenne aggredita, seduta per terra nei pressi dell’ingresso della propria abitazione. Sul volto e sulle braccia evidenti le ferite per le percosse inflitte dalla figlia. Immediato è stato il trasporto della signora presso l’ospedale ‘Vito Fazzi’: per lei è stata disposta una prognosi  di 15 giorni a causa delle contusioni riportate su più parti del corpo e della inflazione delle ossa nasali.

Nell’abitazione teatro dell’aggressione, invece, sono arrivati gli uomini della Polizia: numerose le tracce di sangue rinvenute per tutta la casa, oltre ad alcuni frammenti di ceramica appartenenti al posacenere scagliato sul viso della madre. Al termine degli accertamenti Valentina  Piccinonno, è stata tratta in arresto: dovrà rispondere, come stabilito dal Pubblico Ministero Emilio Arnesano, di tentata estorsione e lesioni gravi.

La Piccinonno  è così tornata in carcere, da dove era uscita appena pochi giorni fa. La 32enne leccese era già indagata a piede libero per l’omicidio di Salvatore Maggi, avvenuto nelle campagne di Arnesano nel giugno scorso; aveva lasciato il carcere solo pochi giorni fa: rinchiusa in prigione per il reato di evasione (che le costò l’arresto in occasione dell’omicidio del Maggi), era tornata in libertà perché erano decorsi i termini della custodia cautelare.

La Piccinonno era, infine, già tristemente nota alle cronache locali per essere stata accusata, esattamente un anno fa, insieme a Giovanni Giancane, di aver rapito una bambina di sei anni a Monteroni.