Un chiarimento per il quale si era ricorso a diversi colpi di fucile, costa una condanna a tre ragazzi di Squinzano. Il gup Michele Toriello, nel processo in abbreviato sulla sparatoria del 29 maggio di quattro anni fa, ha inflitto una pena di: 2 anni e 6 mesi per il 27enne Paolo Scazzi e di 1 anno e 2 mesi (tenuto conto della recidiva infraquinquennale) per il 32enne Fausto Poso e 1 anno per l'altro 32enne Cosimo Palma (sospensione della pena e non menzione) per i reati di danneggiamento (così riqualificando il tentato omicidio) e minaccia aggravata; il solo Scazzi è stato condannato anche per lesioni personali aggravate sia nei confronti di Barbetta (così riqualificando la tentata estorsione) che dello zio e porto abusivo d'arma da fuoco in luogo pubblico e il giudice ha disposto una multa di 5.000 euro.
Infine, il gup ha ritrasmesso gli atti alla Procura per eventuali nuove valutazioni, in merito alle dichiarazioni di Barbetta, Poso e Palma.
Il pubblico ministero Guglielmo Cataldi aveva invocato una condanna a 6 anni a Scazzi per tentata estorsione aggravata, porto abusivo d'arma da fuoco in luogo pubblico e minaccia grave, chiedendo anche il pagamento di una multa di 30.000 euro ; 6 mesi per Poso e Palma per il concorso di minaccia grave. Invece, il sostituto procuratore antimafia Cataldi ha chiesto per tutti e tre l'assoluzione, in merito all'accusa di tentato omicidio. Gli imputati sono difesi dall'avvocato Ladislao Massari che ha chiesto l'inutilizzabilità delle dichiarazioni del neo collaboratore di giustizia Gioele Greco (udienza del 28 gennaio 2016 del processo Eclissi), quando fu sentito come testimone puro e semplice, mentre doveva essere ascoltato come imputato di reato connesso. Egli aveva dichiarato nell'udienza scorsa che sarebbe stato un cittadino straniero a sparare verso l'abitazione, anche se i tre imputati si trovavano sul luogo degli spari.
Inoltre, sempre durante il processo, Barbetta avrebbe ritrattato ciò che aveva inizialmente dichiarato innanzi ai carabinieri. Infatti, avrebbe negato che fossero stati i tre squinzanesi a sparare contro la sua abitazione, ammettendo soltanto l'alterco avuto con Scazzi.
Fausto Poso, Paolo Scazzi e Cosimo Palma, dei tre solo l’ultimo incensurato, sono stati ammanettati a poche ore dai fatti, mentre si trovavano a Lecce nei pressi di un pub della movida. All’origine di tutto ci sarebbero alcuni contrasti con Tomas Barbetta, 27enne, anch’egli di Squinzano. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri della Compagnia di Campi e dai militari della stazione di Squinzano, poche ore prima dell’agguato, Paolo Scazzi lo avrebbe incontrato per alcuni chiarimenti, su questioni di debiti di droga che evidentemente, non ci sono stati.
Infatti, un paio d’ore più tardi, lo stesso Scazzi, stavolta accompagnato da Palma e Poso, avrebbe raggiunto l’abitazione di Barbetta e sarebbero cominciati gli spari. Scazzi, secondo l'accusa, rispondeva anche di tentata estorsione per aver cercato di costringere nel marzo dello stesso anno, il compaesano e fratellastro di Barbetta, ovvero Cosimo Stefanizzo, assieme al complice Paolo Guadadiello, a consegnarli le denaro per precedenti cessioni di sostanza stupefacente.
Riguardo la sparatoria, era quasi mezzanotte a Squinzano, quando tre colpi di fucile rimbombarono nel buio, alla periferia di Squinzano, al civico 11 di via Occorsio. La vittima designata, doveva essere Tomas Barbetta, 27enne, anch’egli di Squinzano. Mentre un altro uomo del paese viene colto da infarto nel cuore della notte. È lo zio, Donato Capraro, 62enne che dormiva nella propria stanza.