I posti di lavoro in cambio di favori sono al centro del rapporto tra l’assessore Salvatore Ruggeri, Suor Margherita Bramato e il Direttore Generale della Asl di Lecce Rodolfo Rollo. Come si legge nell’ordinanza «La direttrice del Cardinal Panico di Tricase nel perseguire la sua ambizione utilitaristica di procacciare
agevolazioni pubbliche in favore del nosocomio diretto, si rendeva disponibile a concedere posti di lavoro al fine di ottenere l’accondiscendenza di figure istituzionali in grado di intervenire positivamente sulle necessarie procedure amministrative».
Le pagine dell’ordinanza svelano quali fossero gli interessi che muovevano la Direttrice. Tre conversazioni, in particolare, fanno luce sulle pressioni che Suor Margherita avrebbe fatto sull’assessore Ruggeri e sul Dirigente del Dipartimento Promozione Salute, Vito Montanaro (non è indagato).
«Come risolviamo il discorso dell’Emodialisi di Gagliano…. perchè questa batte cassa giustamente…» dice Ruggeri a Montinaro. Questo sta a cuore a Suor Margherita. Il tenore dei dialoghi lascia intendere, infatti, come quest’ultima stesse esercitando pressioni (perché questa batte cassa…..) sulla questione dell’Emodialisi di Gagliano. Pressioni condivise da Ruggero che, a sua volta, incalzava Montanaro, sottolineando al dirigente regionale le ragioni della Direttrice (che ‘giustamente’ preme).
In cambio, la Bramato si sarebbe impegnata ad assumere all’Ospedale di Tricase una persona indicata da Ruggeri. L’assessore, mosso dall’interesse di assicurare una collocazione al suo “protetto”, continuava ad esercitare pressioni su Montanaro a cui esplicitamente chiedeva un resoconto sullo stato delle pratiche relative alla “dialisi’, sollecitandone una rapida definizione subito dopo l’estate (entro settembre – ottobre). E lui dimostrava di assecondare tale richiesta
(si, si per forza).
Le persone ascoltate o intercettate hanno descritto Suor Margherita con parole poco lusinghiere: “Da quello che si dice in giro, la suora se non riceve nulla in cambio non assume nessuno” ha dichiarato l’uomo indicato da Ruggeri per il posto di lavoro, posto mai ottenuto in realtà. Un passaggio della sua testimonianza descrive, come fatto notorio, il modus operandi della suora incline, si legge, «agli accordi corruttivi finalizzati a vantaggi economici per l’ospedale, utilizzando come merce di scambio posti di lavoro».
«Questa ormai ha il delirio di onnipotenza…» si legge ancora in una conversazione intercettata in cui si discute delle assunzioni al Panico.
«Ha inserito tutti i nipoti, pronipoti…tutta la razza… ha inserito…li… e gli amici suoi.. gli amici degli amici.. e si..quelli, quelli che gli piacciono..quelli che gli piacciono e quelli che gli piacciono…». In poche parole «non si muove foglia che Suor Margherita non voglia…»
La questione delle prestazioni dialitiche
Grazie al richiamo all’Emodialisi di Gagliano, la Guardia di Finanza ha concentrato l’attenzione sulla posizione dell’Ospedale “Panico” di Tricase e sulle iniziative amministrative assunte dalla Regione in merito alla rete nefrologica e dialitica nel comparto sanitario della provincia di Lecce.
Emergeva così che l’Ente Ecclesiastico “Pia Fondazione Card. G. Panico” era dotato di 26 posti letto per la degenza nefrologica dislocati a Santa Maria di Leuca, presso il Centro dialisi “S. Marcellina” (CAD Leuca).
Si accertava, inoltre, che negli ultimi anni la struttura aveva superato il plafond di spesa assegnato dalla Regione Puglia in relazione alle prestazioni sanitarie assicurate. In particolare, nel triennio 2015-2017 si erano registrate cospicue prestazioni c.d. “extra-tetto” per 15 milioni circa di euro, come tali prive di copertura finanziaria da parte del Servizio Sanitario Nazionale e Regionale.
Per superare tale criticità, il “Panico” proponeva nel 2017 lo scorporo delle prestazioni dialitiche dal tetto di spesa, ritenendole “ambulatoriali” anziché ‘ospedaliere’.
Nel settembre 2018 la Regione Puglia delineava la nuova rete nefrologica (con Delibera di GR. n. 1679/2018) ed inseriva il C.A.D. di Leuca, mantenendo per l’Ospedale “Panico” a Tricase 10 posti letto per degenti nefrologici e 15 posti tecnici HD.
A seguito di tale rinnovato assetto, l’Ente Ecclesiastico tra gennaio e febbraio 2019 aveva avviato la procedura di accreditamento sanitario del C.A.D. Leuca, procedura in virtù della quale strutture sanitarie private possono essere autorizzate ad erogare prestazioni sanitarie per conto del Servizio Sanitario Regionale (Ssr).
Ebbene, la procedura di accreditamento rientra nell’area di competenza del Dipartimento Welfare (diretto da Montanaro Vito) e del relativo Assessorato (ossia dell’Assessore Ruggero).
Da qui, le richieste di Suor Margherita. Il panico, in poche parole, aveva interesse a ‘vendere’ prestazioni sanitarie alla ASL di Lecce, mettendo a disposizione sia l’intera struttura del CAD di Leuca, sia le proprie risorse, umane e strumentali, da impiegare presso altre strutture pubbliche, segnatamente il CAD di Gagliano (affetto da carenza di personale) e, in alternativa, il CAD di Ugento (sprovvisto di adeguata strumentazione).
«È intuitivo – si legge – come tale ‘offerta’ di prestazioni sanitarie fosse fortemente lucrativa per l’Ente privato dal momento che ottenere una convenzione con la parte pubblica avrebbe garantito al contempo remunerazione e stabilità delle coperture finanziarie, incrementando i tetti di spesa e pertanto i rimborsi a carico dell’ASL di Lecce per il maggior volume di prestazioni nel complesso erogabili ai pazienti dialitici, ed avrebbe anche permesso una implementazione dei servizi e del personale gestiti dall’Ente privato»
Gli interessi si muovevano su un doppio binario, da un lato la conclusione positiva della procedura di accreditamento, e dall’altro la sottoscrizione di una
convenzione per la cessione di prestazioni sanitarie. E quindi era indispensabile il ‘supporto’ della Regione Puglia.
«Coerente con le finalità della Bramato – si legge – risulta il suo ‘speciale’ legame con il duo Ruggeri-Montanaro, rispettivamente Assessore e Dirigente amministrativo del Dipartimento Politiche della Salute».
Gli uomini in divisa hanno poi accertato che il CAD di Leuca è l’unica struttura privata convenzionata con l’ASI Lecce nell’anno 2019. Il che, però, non corrisponde alla carenza di interesse da parte di altre strutture private. Dalle intercettazioni è emerso che anche la struttura sanitaria di San Giovanni Rotondo aveva avanzato analoga istanza di accreditamento.
Non è finita. L’accordo di partenariato prevede tre diverse percentuali di rimborso per le prestazioni erogate, che vanno dal rimborso integrale al 100% per le prestazioni erogate dal CAD Leuca, a quella del 91% per quelle erogate presso la struttura pubblica di Ugento ed infine del 50% per quelle erogale presso la struttura di CAD di Gagliano.
I militari hanno constatato che l’Ente Ecclesiastico “Panico” ha erogato prestazioni dialitiche esclusivamente tramite il CAD privato di Leuca (tipologia A con rimborso al 100%) e non tramite il CAD pubblico di Gagliano del Capo (Tipologia B) che ha operato sia pure transitoriamente mediante personale qualificato dell’ASL di Lecce.
Difatti, i militari della GdF accertavano che le fatture emesse per le prestazioni erogate dal 15.07.2019 al 28.02.2020 riguardavano esclusivamente il CAD di Leuca, e venivano dunque rimborsate per intero come da determinazioni di spesa dell’ASL di Lecce in favore del “Panico”.
«Ne consegue che l’ente privato ha dimostrato di agire disinvoltamente nel proprio esclusivo interesse affaristico, non ottemperando ai criteri di priorità fissati dall’accordo sottoscritto ed erogando pertanto solo quelle prestazioni di cui era garantito il pieno ed integrale rimborso, e non invece quelle, pur previste con priorità, presso strutture pubbliche, che però risultavano economicamente penalizzanti per l’ente stesso stante la minore percentuale di rimborso» si legge.
«D’altra parte, tale violazione negoziale non solo non veniva rilevata dalla ASL, ma anzi le prestazioni sanitarie private erogate dal ‘Panico’ venivano tempestivamente rimborsate, pur se maggiormente onerose per la ASL stessa» è scritto.
C’è poi la questione della dismissione del CAD di Gagliano del Capo. La struttura che operava con il poco personale ASL in dotazione veniva dismessa il 18 marzo 2020. I pazienti in carico sono stati trasferiti in parte presso l’Ospedale di Casarano e in altra parte presso il CAD del Panico.
«La cessazione del CAD di Gagliano del Capo derivava, di fatto, non dalla mancanza di dotazioni e strutture tecnologiche, ma dalla mancata attuazione dell’accordo da parte dell’ente privato che ne avrebbe dovuto assicurare il funzionamento.
E il direttivo ASL piuttosto che sollecitare l’ente privato al rispetto delle pattuizioni, optava per la discutibile scelta di chiudere una struttura pubblica dotata di macchinari certamente costosi, pagati con denaro pubblico. Per altro verso, la dismissione del CAD pubblico costituiva un indubbio vantaggio per il Panico, definitivamente affrancato dalla previsione contrattuale meno remunerativa e consolidava il trasferimento di ingenti risorse finanziarie assegnate all’ASL, Lecce in
favore dell’Ente Ecclesiastico».
Le accuse contestate a Rollo

Rollo in cambio avrebbe ottenuto come “favore” l’assunzione del figlio al Cardinal Panico di Tricase a tempo pieno e determinato (a decorrere dal 30 settembre 2019) previa nuova attivazione di una funzione di ‘ingegneria clinica’ cui veniva appositamente destinato con incarico di dirigente professionale ingegnere (prorogato sino al 30 settembre 2022).