Tentata estorsione e colpi di pistola a Nardò contro il ‘protettore’, in sei rischiano il processo


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Sei persone rischiano il processo per la tentata estorsione ad un commerciante ed i colpi di pistola nel centro di Nardò contro il suo"protettore".
  
Il pubblico ministero Stefania Mininni ed il procuratore aggiunto Antonio De Donno hanno chiesto il rinvio a giudizio per: Francesco Russo, 65enne, il figlio Giampiero Russo, 28 anni, Giuseppe Calignano, anch'egli 28enne, di Nardò; Angelo Caci, 48 anni detto "Zio Angelo, originario di Gela ma residente a Novara; Rocco Falsaperla, 45enne di Gallarate; Evilys Pimentel Roque donna 45enne di origini cubane ma residente a Villa Convento.
  
Il 4 maggio prossimo si terrà l'udienza preliminare ed il gup Cinzia Vergine stabilirà se rinviare a giudizio o prosciogliere gli imputati. Inoltre, in quella data la difesa potrebbe avanzare richiesta di rito alternativo (patteggiamento o abbreviato).
  
L'episodio principale dell'inchiesta è l'agguato del 16 maggio scorso ai danni di Gianni Calignano raggiunto da tre colpi d’arma da fuoco in pieno centro a Nardò. Il 27enne si sarebbe intromesso in dinamiche estorsive che non lo includevano, nel ruolo di "protettore". Francesco Russo e Angelo Caci, rispondono delle ipotesi di reato di "tentato omicidio in concorso  aggravato dalle modalità mafiose"e di "detenzione abusiva di arma da fuoco".
  
Invece tutti gli imputati ( ad esclusione della 44enne cubana) devono difendersi dall'accusa di "tentata estorsione continuata in concorso e aggravata dalle modalità mafiose". La sola Evilys Pimentel Roque donna di origini cubane ma residente a Villa Convento, risponde di favoreggiamento personale per aver aiutato i due Russo e Caci a sfuggire alla cattura dopo l'attentato a Calignano.
  
Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Giuseppe Corleto, Tommaso Valente, Francesca Conte, Luigi Corvaglia, David Dell'Atti, Stefano Pati, Francesco Risi e Davide Vitali. La vittima dell'agguato è invece difesa dal legale Massimo Muci.
  
Fondamentali ai fini delle indagini, condotte dai carabinieri del nucleo investigativo di Lecce assieme ai colleghi di Nardò e Gallipoli, le dichiarazioni della vittima della tentata estorsione. L'uomo ha ricostruito la vicenda della richiesta di denaro, messa in atto dai tre indagati attraverso minacce e violenze fisiche. Il commerciante, titolare di un esercizio specializzato nella tolettatura  per animali, ha dunque riferito di una prima richiesta estorsiva di 500 euro, da lui non "soddisfatta" per mancanza di liquidità, ma della quale venne informato Calignano. Questi si interessò alla faccenda, interloquendo con i presunti estorsori che ebbero, evidentemente, una reazione contraria alle "aspettative, che sfociò nel tentativo di ammazzare lo stesso Calignano.Dopo l'agguato, la "vittima" sarebbe stato condotto in Ospedale da Antonio Duma 55enne di Nardò, finito in manette, con l'accusa di spaccio di sostanze stupefacenti, in un'altra inchiesta.Ad ogni modo, Calignano, pur ferito gravemente riuscì a sopravvivere al sanguinoso attentato.
  
Nei giorni scorsi, invece, Angelo Caci e Giampiero Russo, sono stati condannati a 3 anni e 2 mesi per una rapina a Novara; Emanuele Dell’Anna, 23enne di Nardò a 3 anni e 4 mesi ( questi però non è imputato per la "vicenda Calignano"). La collaborazione tra i carabinieri del Comune piemontese e quelli di Lecce è stata fondamentale. Dall’analisi del traffico telefonico intercorso sulle utenze in uso ai rapinatori sono emersi elementi utili per entrambe le inchieste.