Sarà effettuata una doppia perizia medica su Francesco Russo, accusato di avere sparato all'indirizzo di Gianni Calignano nel pieno centro di Nardò.
I giudici della prima sezione collegiale, al termine dell'udienza, hanno recepito l'istanza dell'avvocato Francesca Conte. Il legale sosteneva sia l'incapacità d'intendere e di volere, ma anche di "stare in giudizio" del proprio assistito. Il pubblico ministero Stefania Mininni aveva a sua volta dato l'assenso, ma soltanto per quest'ultimo tipo di accertamento.
Il collegio giudicante, dopo la camera di consiglio, ha accolto entrambe le istanze.
Occorre ricordare che Francesco Russo, 64 anni di Nardò, attualmente agli arresti domiciliari, ha accusato un malore durante l'udienza preliminare del 4 maggio scorso, dinanzi al Gup Cinzia Vergine. Inaspettatamente, l'imputato si è accasciato perdendo i sensi tra lo stupore generale. E’ stato necessario chiamare il 118 e così i sanitari sono giunti a sirene spiegate presso il palazzo di Giustizia di viale De Pietro. Russo è stato condotto fuori dall’aula in barella ed è stato trasportato presso il Vito Fazzi di Lecce, al fine di effettuare tutti gli accertamenti.
Sul banco degli imputati del processo in corso compaiono, oltre a Francesco Russo, anche il figlio Giampiero Russo, 28 anni; Giuseppe Calignano, 28enne di Nardò; Angelo Caci, 48 anni detto "Zio Angelo”, originario di Gela, ma residente a Novara; Rocco Falsaperla, 45enne di Gallarate; Evilys Pimentel Roque, 45enne di origini cubane, ma residente a Villa Convento.
L'episodio principale dell'inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Stefania Mininni e dal procuratore antimafia Antonio De Donno, è l'agguato del 16 maggio del 2016 ai danni di Gianni Calignano, raggiunto da un colpo d’arma da fuoco in pieno centro a Nardò. Il 27enne si sarebbe intromesso in dinamiche estorsive che non lo includevano, nel ruolo di "protettore".
Francesco Russo e Angelo Caci, rispondono delle ipotesi di reato di "tentato omicidio in concorso aggravato dalle modalità mafiose" e di "detenzione abusiva di arma da fuoco". Invece tutti gli imputati (ad esclusione della 44enne cubana) devono difendersi dall'accusa di "tentata estorsione continuata in concorso e aggravata dalle modalità mafiose". La sola Evilys Pimentel Roque risponde di favoreggiamento personale per aver aiutato i due Russo e Caci a sfuggire alla cattura dopo l'attentato a Calignano.
Fondamentali ai fini delle indagini, condotte dai carabinieri del nucleo investigativo di Lecce assieme ai colleghi di Nardò e Gallipoli, le dichiarazioni della vittima della tentata estorsione.
Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Francesca Conte, Alberto Paperi, Giuseppe Corleto, Tommaso Valente, Luigi Corvaglia, David Dell'Atti, Stefano Pati, Francesco Risi e Davide Vitali. La vittima dell'agguato, è invece difesa dal legale Massimo Muci.