Tentarono di affogare in spiaggia un ambulante, condanna complessiva a 24 anni per due leccesi


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Si conclude con la condanna complessiva a 24 anni di reclusione, l'abbreviato "secco" a carico dei due leccesi che, durante l'estate scorsa, tentarono di affogare un giovane ambulante di 17 anni, originario della Guinea Bissau nei pressi del lido “La Cambusa” a Torre Chianca.
 
Il gup Simona Panzera ha condannato Mirko Castelluzzo, 37enne e il 25enne Federico Ferri, entrambi a 12 anni di reclusione per tentato omicidio "aggravato dallodio razziale”. Questi, inoltre, dovranno risarcire il "Centro Internazionale Diritti Umani", in separata sede, che si era costituito parte civile, già nella scorsa udienza con l'avvocato Cosimo Castrignanò che oggi ha invocato un risarcimento complessivo di 20 mila euro.
I
l sostituto procuratore Massimiliano Carducci (in sostituzione della dr.ssa Paola Guglielmi titolare dell'inchiesta) aveva invocato 11 anni e 4 mesi per il 37enne Mirko Castelluzzo, con le accuse di "tentato omicidioaggravato dallodio razziale” (per questo capo d'imputazione invocati 10 anni) e violazione delle misure di sorveglianza (chiesto 1 anno e 4); chiesti invece 10 anni nei confronti di Federico Ferri, sempre con l'accusa di tentato omicidio aggravato dall’odio razziale, in continuazione con la resistenza a pubblico ufficiale e omessa declinazione delle generalità.  Castelluzzo è stato assolto per il reato  di violazione delle misure di sorveglianza; Ferri, per quello di resistenza  a pubblico ufficiale.
 
Gli avvocati Benedetto Scippa e Giancarlo Dei Lazzaretti, avevano chiesto la riqualificazione del reato di "tentato omicidio" in quello di "lesioni personali volontarie" (in subordine per Castelluzzo anche di rissa). I due difensori avevano anche  invocato che non venisse considerata l'aggravante dell'odio razziale, poiché l'aggressione di sarebbe consumata per altri motivi (l'ambulante avrebbe afferrato la figlia di Castelluzzo per una mano) e le frasi discriminatorie sarebbero state pronunciate soltanto in un secondo momento. Inoltre, l'avvocato Scippa ha sostenuto che non fossero state violate le misure di sorveglianza, (tesi accolta dal giudice) poiché Torre Chianca, dove si trovava Castelluzzo, è in provincia di Lecce.
 
Nella scorsa udienza, il gup ha rigettato la richiesta di giudizio abbreviato "condizionato" all'ascolto del minore, parte offesa in quanto riteneva che non fosse necessario ai fini della decisione, essendo già stato sentito dagli inquirenti.
Ricordiamo, poi che nell'ambito dell'udienza di convalida, i due leccesi avevano fornito la propria versione dei fatti sull'accaduto. In particolare Castelluzzo raccontò come il 26 luglio scorso, l’ambulante avesse afferrato la figlia per una mano, per un paio di occhiali da sole. A quel punto, egli l’avrebbe allontanato, dandogli uno schiaffo, ma non lo avrebbe preso a pugni, né tanto meno, avrebbe cercato di affogarlo in mare.
 

Ben diversa, la ricostruzione della polizia. Il giovane, originario della Guinea Bissau ma residente a Lecce, venne prima picchiato e poi trascinato in acqua, dove sarebbe stato tenuto con la testa sott’acqua per diversi minuti. I poliziotti, giunti prontamente sul posto, assistettero il malcapitato, ferito in più parti del corpo e visibilmente scosso. Poi la ricostruzione della vicenda e l'identificazione dei colpevoli, che una volta portati via, avrebbero ricevuto la "solidarietà" di molte persone, le quali accerchiarono i poliziotti. I due erano già noti alle forze dell'ordine. Castelluzzo annovera precedenti per mafia e associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.