Avrebbero creato illegalmente un giro di badanti rumene e uno di essi avrebbe anche tentato di convincere una ragazza a prostituirsi.
Due imprenditori del Basso Salento, padre e figlio, ed una donna di origini rumene, sono finiti sotto processo. Infatti, il gup Stefano Sernia ha rinviato a giudizio S.G, 77enne, A.S.G., 42enne di Santa Cesarea e F.M., 42enne nata in Romania, ma residente a Martano.
Gli imputati sono difesi dagli avvocati Luigi Corvaglia, Elsa Miggiano e Manuela Miggiano.
Il processo inizierà in data 22 aprile, presso la prima sezione penale in composizione monocratica, dinanzi al giudice Maria Bianca Todaro. Secondo l'accusa rappresentata dal sostituto procuratore Giuseppe Capoccia (in udienza era presente la collega, dr.ssa Stefania Mininni) anzitutto, i tre imputati nel luglio del 2011, avrebbero esercitato una vera e propria attività di intermediazione per "ricevere", manodopera straniera "clandestina"; sopratutto ragazze rumene disponibili a svolgere il lavoro di badanti in diverse località del Salento. Questa attività "imprenditoriale" sarebbe però stata messa in atto, senza che vi fosse l'Autorizzazione del Ministero del Lavoro. Invece, S. G. titolare di un bed and breakfast avrebbe ospitato presso la propria struttura ricettiva, alcune cittadine rumene senza darne comunicazione giornalmente all'autorità competente. L'accusa più grave, di "tentata induzione alla prostituzione" con l'aggravante delle " ingiurie" è invece contestata ad A.S.G., suo figlio. Egli avrebbe cercato di convincere una delle ragazze "candidate" all'attività di badanti, a "vendere" il proprio corpo. A riprova di ciò, secondo l'accusa, alcuni sms minacciosi. Uno di questi, recapitatogli durante la notte del 1 luglio di cinque anni fa, conteneva la frase: "ricordati che se vuoi un favore dagli altri italiani devi aprire le gambe, ma a te piace aprire le gambe vero?
Le indagini furono avviate dopo la denuncia presentata da una delle ragazze rumene.