Avrebbe cosparso la compagna di alcool per poi darle fuoco con un accendino. Il 43enne di Nardó Alberto Antico, di professione barbiere, è stato condannato nel processo in abbreviato, alla pena di 7 anni e 4 mesi per tentato omicidio aggravato dalla premeditazione e, in continuazione con tale reato, anche per maltrattamenti aggravati. La sentenza emessa dal gup, Giovanni Gallo, ha tenuto conto per l'imputato del riconoscimento dell'aggravante dell'articolo 576 n. 5 e dell'articolo 56.4 sul recesso attivo del codice penale ("se volontariamente impedisce l'evento, soggiace alla pena stabilita per il delitto tentato, diminuita da un terzo alla metà").
Il pubblico ministero Maria Vallefuoco aveva invocato una condanna a 9 anni, con la sola accusa di tentato omicidio. La vittima si era costituita parte civile ( nell'udienza preliminare aveva chiesto un maxi risarcimento) ed il suo difensore l'avvocato Maria Rosaria Nicifero si era associata alla richiesta del pm. Invece, il difensore di Alberto Antico, l'avvocato Lorenzo Rizzello si era opposto all'ipotesi accusatoria del tentato omicidio, chiedendo venisse applicato l'articolo 56.3 sulla desistenza ("se il colpevole volontariamente desiste dall'azione, soggiace soltanto alla pena per gli atti compiuti, qualora questi costituiscano per sé un reato diverso"). Ciò sarebbe stato provato dal modo di agire dell'uomo che dopo avere iniziato ad appiccare il fuoco, avrebbe avvolto la donna in una coperta per evitare la tragedia. Il difensore ha dunque escluso l'ipotesi della premeditazione e riguardo i presunti maltrattamenti, egli ha chiesto la derubricazione del reato e tutt'al più, che venisse considerato quello di lesioni gravi in continuazione.
Il fatto si sarebbe verificato la sera del 9 dicembre 2014, quando Antico chiamò il 118 urlando «Correte, la mia compagna ha avuto un incidente domestico causato dallo scoppio di un petardo». Poco prima però, secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbe fatto promettere alla convivente, una 53enne originaria di Neviano, di mantenere la bocca chiusa sull'accaduto. Il giorno dopo, dal letto del Centro Grandi Ustionati dell’ospedale “Perrino” di Brindisi, la donna avrebbe però raccontato tutto, e presentava ustioni di terzo grado al volto, al torace e alle mani.
La vittima, sempre in base alla tesi investigativa, si sarebbe salvata da sola, poiché riuscì, senza alcun aiuto, a trascinarsi in bagno per cercare di spegnere il fuoco con l’acqua. Antico avrebbe detto alla donna «Vuoi vedere che ti do fuoco?» prima di passare dalle parole ai fatti. Poi avrebbe cosparso la malcapitata di liquido infiammabile cogliendola di sorpresa, le avrebbe dato fuoco, rimanendo a guardarla bruciare viva. Mentre la 52enne era ancora avvolta dalle fiamme, egli avrebbe rincarato la dose: «chiamo i soccorsi, ma tu non devi parlare» le avrebbe detto, promettendole anche dei soldi in cambio. 50mila euro, questo il prezzo del suo silenzio. Ma agli agenti il 43enne ha raccontato che la compagna si era bruciata, mentre tentava di accendere il camino.