Il Comune di Neviano si costituisce parte civile contro l’ex assessore alla cultura Antonio Megha, nel corso dell’udienza preliminare relativa alla maxi inchiesta antimafia, denominata “Insidia”. Presso l’aula bunker di Borgo San Nicola, il gup Marcello Rizzo ha accolto l’istanza, già depositata in una scorsa udienza dall’avvocato Luigi Covella che chiedeva l’ammissione attraverso la dott.ssa Manuela Currà (viceprefetto) e il dr. Berardino Nuovo (funzionario amministrativo), componenti della Commissione Straordinaria nominata a seguito dello scioglimento del Comune di Neviano.
Si legge nell’atto: “È di tutta evidenza, come il reato di scambio elettorale politico-mafioso ascritto all’imputato, finalizzato nel caso di specie a deviare (falsandoli) tanto il corretto andamento della consultazione elettorale mediante illeciti accordi con soggetti appartenenti a consorterie criminali di stampo mafioso, quanto – con il suo ingresso in Giunta – l’attività di governo del Comune di Neviano, abbia attentato alla Istituzione e alla collettività che la stessa rappresenta.”.
Megha, che è stato in passato sindaco di Neviano, non ha presentato richiesta di riti alternativi e nel caso di rinvio a giudizio, potrà difendersi dalle accuse, assistito dall’avvocato Giuseppe Corleto, nel corso del dibattimento.
La maggior parte degli imputati, tra cui i componenti della famiglia Coluccia, ha già presentato richiesta di rito abbreviato e il giudice deciderà se ammetterla nella prossima udienza del 25 novembre.
In una scorsa udienza, invece, il pm Carmen Ruggiero ha depositato i verbali d’interrogatorio di un componente della famiglia Coluccia, divenuto collaboratore di giustizia. Parliamo di Gerardo Dino Coluccia, 49 anni, di Noha che ha ricostruito l’organigramma del clan.
Nelle settimane scorse, la Procura ha chiesto il processo per 18 imputati, coinvolti nel blitz del febbraio scorso che portò a 15 arresti. L’avvocato Antonio Megha, attualmente sottoposto all’obbligo di dimora, dopo aver trascorso alcuni mesi agli arresti domiciliari, deve difendersi dall’accusa di voto di scambio politico-mafioso. Secondo l’accusa, in cambio della promessa di Michele Coluccia formulata per il tramite di Giangreco di procacciare in suo favore almeno cinquanta voti, Megha si prodigava nella elargizione di tremila euro in tre distinte tranches. Inoltre, si impegnava a rappresentare gli interessi del clan nel territorio calabrese adempiendo nell’assunzione del figlio del capo clan Michele, all’interno di un’azienda attiva nel settore della raccolta dei rifiuti urbani.
Gli altri imputati
Tra gli altri imputati compaiono: Emanuele Apollonio, 25 anni di Aradeo; Michele Coluccia, 63 anni, di Noha; Antonio Coluccia, 65 anni, di Noha; Pasquale Anthoni Coluccia, 30 anni, di Galatina; Silvio Coluccia, 52 anni, di Aradeo; Gerardo Dino Coluccia, 49 anni, di Noha; Antonio Bianco, 49 anni, di Aradeo; Marco Calò, 47 anni, di Aradeo; Vitangelo Campeggio, 49 anni, di Lecce; Luigi Di Gesù, 52 anni, di Cutrofiano; Alì Farhangi, 61 anni, di Surbo; Nicola Giangreco, 54 anni, di Aradeo; Stefano Marra, 28enne di Aradeo; Renato Puce, 45 anni, di Corigliano d’Otranto; Gabriele Serra, 25 anni di Aradeo; Cosimo Tarantini, 56 anni, di Neviano; Sergio Taurino, 56 anni, di Lecce.
Sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati: Francesco Vergine, Giancarlo Dei Lazzaretti, Andrea Starace, Luigi Greco, Michele Gorgoni, Ladislao Massari, Luigi Piccinni, Pantaleo Cannoletta, Rita Ciccarese, Alexia Pinto, Raffaele Benfatto, Antonio Savoia, Angelo Vetrugno, Gabriele Valentini. Rispondono a vario titolo delle accuse di: associazione di tipo mafioso, usura, estorsione, spaccio di sostanze stupefacenti.
L’indagine condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Lecce, si è sviluppata dalla primavera del 2019 sino all’inizio del 2021.