Uno degli argomenti che ha tenuto banco in questi giorni è la chiusura delle chiese di Lecce. Un problema non nuovo per il capoluogo che una tantum torna d’attualità. Ad accendere la miccia questa volta è stata la presenza di tanti, tantissimi turisti che hanno dovuto ammirare le bellezze barocche soltanto dall’esterno. Inconcepibile in un territorio che non solo si vanta di essere a vocazione turistica, ma che è riuscito ad imporsi come una delle mete preferite per le vacanze, che siano estive o mordi e fuggi. Del resto, poter visitare i luoghi di culto è una delle prime cose che fa un ‘forestiero’ ospite di una città.
Certo risolvere la questione è più semplice a dirsi che a farsi. Ciò non toglie che permettere ai turisti (e non solo) di visitare le chiese anche fuori dall’orario delle celebrazioni religiose è una priorità irrinunciabile per i centri turistici. Non basta disporre di bellezze artistiche e architettoniche a iosa se poi non le si sa promuovere e valorizzare, facendone la leva sia della diffusione della cultura che della stessa promozione.
Una proposta arriva oggi Gigi Pedone coordinatore della Claai- Confederazione delle Libere Associazioni Artigiane Italiane della città di Lecce «scegliere le chiese di più largo interesse dei turisti e proporre che un pool di Banche, sulla base di una convenzione sottoscritta con la Arcidiocesi e il comune, costituiscano un fondo da destinare alle spese per tenere le chiese aperte tutto l'anno».
Una soluzione semplice che metterebbe alla prova le stesse istituzioni bancarie che si dicono legate al territorio: «in questo modo, dimostrerebbero con i fatti questa declamata vocazione».
«Un'amministrazione capace – conclude la nota- lavorerebbe seriamente a questo obiettivo, partendo da quelle banche che fanno da tesoreria al comune capoluogo e alla Provincia».