Nel giorno in cui Carlo Salvemini si prende i riflettori e la prima pagina della scena politica dando ufficialità alla sua ri-candidatura a Palazzo Carafa come primo cittadino, il centrodestra si vede messo sempre più all’angolo. E le prova tutte per uscirne.
Coeso e compatto nella pars destruens (mandare a casa la giunta salveminiana) si dimostra invece deboluccio in quella construens: difficile mettere da parte i tanti personalismi per provare a tracciare una strada unitaria.
La questione appare essere più complicata di quanto non sembri poiché l’impressione, a dirla tutta, è che i personalismi e gli egoismi non alberghino soltanto nei partiti strutturati, ma anche nel variegato mondo del civismo in cui sembrano essersi nascoste figure che aspirano alla leadership ma trovano difficoltà ad emergere.
I malesseri sono emersi in tutta la loro consistenza dopo la netta presa di posizione di Adriana Poli Bortone che ha lanciato se non un ultimatum almeno un ‘penultimatum’; per non parlare poi di Sentire Civico e dei messutiani in generale che hanno abbandonato il tavolo del centrodestra ribadendo il loro perentorio #senzaprimarieiononvoto.
La Lega prova, invece, a gettare acqua sul fuoco. Più concilianti le parole del segretario cittadino del partito di Matteo Salvini che prova a prosciugare l’acqua dal pantano spostando l’attenzione dal candidato al programma.
Le parole di Mario Spagnolo
‘Ok, abbiamo capito! Sulla scelta del candidato a sindaco o sui metodi per individuarlo il centrodestra ancora non è pronto. Inutile nascondersi dietro a un dito, occorrono ancora alcuni giorni e poi certamente si riuscirà ad individuare la persona giusta. Le tante personalità di spicco che sono all’interno della nostra coalizione sapranno fare sintesi e all’occasione anche un passo indietro. Ma è inutile forzare la mano e stressare i tempi con il rischio di creare cortocircuiti pericolosi e fratture dannose. Nell’attesa che i tempi maturino rapidamente e ci si metta alle spalle le scorie del recente passato, c’è una cosa che davvero possiamo fare tutti insieme e cioè scrivere un programma di governo serio che ridia la parola ai leccesi dopo gli scempi degli ultimi due anni’.
Insomma Mario Spagnolo prova a prenderla alla larga, cercando una soluzione più a portata di mano: ‘Inutile stare ad impiccarsi sul nome. Questo ‘benedetto’ nome prima o poi arriverà e ci unirà ancora di più. Ma noi abbiamo il dovere di fare ciò che si può subito fare senza dividerci su questione che a volte sono un po’ più complesse di quello che appaiono. Perché non attiviamo da subito un tavolo del programma, dando la possibilità ai tanti giovani che animano i nostri partiti e le nostre civiche di poter descrivere la città che tutti i leccesi vogliono?’