Il Lecce ‘beve un lucano’ e piega il Melfi. Sfoglia la photogallery del match


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Dopo la lunga sosta di tre settimane, il Lecce ritorna al "Via del Mare" contro la modesta formazione del Melfi di mister Bitetto. I giallorossi piegano per 3 a 1 i lucani e rimangono  in testa alla classifica in condominio col Matera.
  
Il risultato non deve far pensare che il Lecce abbia avuto vita facile contro i gialloverdi che solo nei minuti di recupero hanno tirato i remi in barca e subito il colpo del ko ad opera di Mancusu dopo il micidiale contropiede giallorosso. Ma a rendere la vita difficile agli uomini di mister Padalino ci ha pensato la mediocre terna arbitrale che nell'arco della partita ha commesso madornali errori tecnici.
 
Si inizia con Doumbia e Pacilli sulle fasce e a centrocampo si rivede Arrigoni mentre Torromino e Lepore si accomodano in panchina. Il Lecce già al 7° può passare in vantaggio con Doumbia che ben servito da Vitofrancesco da due passi colpisce bene di testa ma Gragnaliello devia sulla traversa. Quattro minuti più tardi è ancora Doumbia che sulla sinistra si beve un "lucano" e sul seguente cross in area Caturano colpisce di testa a botta sicura ma la sfera lambisce il palo.
 
Al 12° Doumbia dal limite sferra il destro ma l'estremo ospite è sulla traiettoria del pallone e respinge. Il gol è nell'aria e a rompere gli equilibri in campo ci pensa Doumbia con la complicità della difesa ospite che si ferma per un presunto fuorigioco del franco-maliano che prima fa sedere Gragnaniello e poi con un diagonale chirurgico gonfia la rete per il meritato 1 a 0.
 
Cinque minuti dopo arriva puntuale il gol dell'ex di turno Caturano che ben servito da Contessa anticipa un difensore e al volo insacca per il 2 a 0. Al 38° c'è la prima ammonizione della partita ai danni di Foggia reo di aver commesso un fallaccio su Tsonev. Al 39° ci prova ancora Caturano dal limite dell'area di rigore ospite ma il suo tiro a giro sfiora soltanto il palo della porta ospite. Al 43° il Melfi accorcia inaspettatamente le distanze con Foggia che dopo un batti e ribatti in area l'attaccante lucano buca Bleve da distanza ravvicinata. E qui inizia la prima disavventura della terna arbitrale che non trova d'accordo il 1° assistente, il quale alza la bandierina per indicare che la marcatura è viziata da un presunto fuorigioco, e il direttore di gara che contrariamente convalida la rete ai lucani.
 
Il primo tempo si chiude col Lecce meritatamente in vantaggio per 2 a 1. Nella seconda frazione di gioco è ancora Doumbia al 52° a mettere i brividi alla retroguardia ospite con un tiro rasoterra dagli undici metri ma la sfera è preda del portiere melfitano. Al 56° l'appena sufficiente arbitro di Teramo prima concede il gol a Caturano che anticipa Gragnaniello di un soffio e deposita la palla in rete e poi annulla clamorosamente per carica sul portiere.
 
Ma non finisce qui la farsa della terna arbitrale poiché ancora una volta l'arbitro abruzzese indica col braccio le lunetta del centrocampo per la convalida della rete ma dopo essersi consultato a lungo col 1° assistente decide di annullare definitivamente il gol al bomber di Scampia.
 
Al 74° Foggia per poco non pareggia i conti che al volo, da posizione decentrata, colpisce bene il pallone ma per fortuna di Bleve e del Lecce sfiora soltanto il palo. Al 76° prima sostituzione per il Lecce entra Lepore per Pacilli. Al 81° Gragnaniello si supera respingendo, da distanza ravvicinata, il colpo di testa di Caturano. Al 87° Torromino rileva un ottimo Doumbia. Scampolo di partita anche per Maimone che all'89° prende il posto di Tsonev.
 
In pieno recupero Mancosu, servito a dovere da Caturano, s'invola sulla sinistra e a faccia a faccia con Gragnaniello lo batte per il definitivo 3 a 1.  Vittoria giusta quella del Lecce ai danni di un Melfi che non ha mai impensierito la retroguardia giallorossa se non nell'occasione del contestatissimo gol di Foggia.
 
Sabato prossimo insidiosa trasferta per gli uomini di mister Pasquale Padalino che faranno visita al Catanzaro un'altra decaduta di questo infernale girone.
 
A cura di IVAN VEDRUCCIO