40 anni fa come oggi. La più grande gioia sportiva della nostra vita


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Con un portiere ‘vecchio (Zoff), un centravanti ‘suonato’ (Rossi), un giocatore che sulla spiaggia di Rio De Janeiro i ragazzini brasiliani non vollero fare giocare perché considerato ‘troppo scarso’ per loro (Conti), l’Italia vinse il Mondiale in Spagna dopo aver battuto tutte le squadre più forti.

Non ci sono parole per descrivere quella gioia, dopo 40 anni non vanno via gli occhi lucidi a rivedere l’esultanza di Marco Tardelli,  il commento commosso di Nando Martellini in telecronaca, gli applausi del presidente della Repubblica Sandro Pertini in tribuna al Santiago Bernabeu, accanto al re di Spagna Juan Carlos.

Era domenica 11 luglio, la Storia ci entrò in casa.

Noi leccesi avevamo così un nostro concittadino campione del Mondo, Franco Causio, uno dei pupilli di Bearzot, il genio.

Il commissario tecnico era una testa dura, voleva vincere con il suo attaccante preferito, perché voleva riscattarlo da ingiuste persecuzioni e dalle critiche impietose di molti scienziati del calcio scritto. Anche se nessuno puntava su di lui. E alla fine fu Paolo Rossi a regalarci il Mondiale.

Bearzot voleva che a marcare Zico, il giocatore più forte del mondo, punta di diamante della squadra più forte del mondo, il Brasile, fosse Claudio Gentile, difensore che pochi conoscevano prima del mondiale. Gentile, che a dispetto del cognome usava marcature rudimentali, aveva già disarmato e annientato un certo Diego Armando Maradona e così il C.T. azzurro lo volle riproporre in marcatura tre giorni dopo sul fenomeno brasiliano nella partita più importante, quella contro il Brasile di Falcao, Junior, Socrates e Cerezo (sarebbero venuti tutti a giocare in Italia, anche Zico).

Con le parate di Zoff, i gol di Rossi e i dribbling funambolici di Bruno Conti (a fine Mundial eletto miglior giocatore del campionato) l’Italia arrivò a quel 11 luglio e vinse contro tutto e tutti. 40 anni fa, ma sembra oggi.