Proseguono le iniziative dell’Università del Salento a pochi giorni dalla chiusura dell’anno 2015 e che ha segnato i 60 anni di vita dell’ateneo salentino. Dopo il convegno dello scorso ottobre, infatti, dove sono state ripercorse le tappe che hanno portato alla creazione e allo sviluppo dell’Università degli Studi di Lecce, oggi il mondo accademico si è ritrovato per dirsi, ancora una volta, chi è l’Università e di cosa realmente si occupa.
‘Chi siamo e cosa facciamo’ è infatti il titolo della sessione che ha aperto i lavori questa mattina presso l’edificio ‘Angelo Rizzo’ del Complesso Ecotkne. A coordinare il dibattito è stato lo stesso Magnifico Rettore Vincenzo Zara, il quale ha fatto il punto sulla ricerca nell’area tecnico-scientifica, quella umanistico-sociale e nell’area economico-giuridica. La ricerca, quindi, è stato il tema centrale della mattinata, coinvolgendo anche la scuola superiore dell’Isufi, diretta dal professor Raffaele Di Raimo, e il mondo del Dottorato con l’intervento di Fabio Pollice della Scuola di Dottorato dell’Unisalento. Un passaggio anche sulla produttività scientifica e la quota premiale del Fondo di Finanziamento Ordinario, grazie all’esposizione del delegato al sistema informatico-statitico Andrea Ventura.
Ricordando che dal prossimo anno accademico saranno attivati i corsi di laurea in Farmacia, Agraria e Scienze Motorie, questo pomeriggio, a partire dalle ore 14.30, prenderà il via la seconda sessione dal titolo ‘Che opportunità abbiamo: progettualità e risorse regionali, nazionali e comunitarie’. La conferenza di ateneo si concluderà alle ore 18, con il discorso finale a cura del Rettore Zara.
Nel corso di tutta la giornata, l’Università del Salento ha aderito al progetto nazionale ‘Un posto occupato’ che mira a contrastare la violenza di cui ancora troppe donne sono vittime. Tre le poltroncine della platea, infatti, è stato posto un segno rosso su una sedia vuota, proprio a indicare che nel nostro paese sono quasi 7 milioni le donne hanno subito violenza, e tra queste solo una minima parte decide di denunciare. ‘L’Università, anche in questa occasione, promuove l’educazione e l’insegnamento alla civiltà – si legge in una nota – attraverso percorsi di consapevolezza e riflessione . Tanto più perché la violenza sulle donne non è solo quella legata a vecchi modelli di relazione e a tradizioni geograficamente lontane. Sconcertante è invece il dato che proprio i giovani tra i 18 e i 29 anni, quelli cioè che hanno gli stessi anni dei nostri studenti, mostrano un atteggiamento sensibilmente più indulgente nei confronti della violenza di genere rispetto ad altre fasce d’età’.