Classifiche, parliamo di classifiche. Di graduatorie, per intenderci. Di quelle che fanno importanti testate giornalistiche – come Il Sole 24 ore o Italia Oggi – sulla vivibilità di un territorio oppure sull’apprezzamento dei cittadini per il loro sindaco.
Ed i dati sono in controtendenza, tutti da analizzare. Lecce e la sua provincia sono risultati essere al 105esimo posto in ordine alla qualità della vita, preceduti anche da Brindisi e Taranto, in coda all’elenco, quasi ultimi della classe, immagine perfetta di un meridione pasticcione e pressoché invivibile rispetto alle oasi di qualità che si trovano guarda caso tutte al nord.
Ma poi si scopre, sempre da altre classifiche e da altre graduatorie, che Lecce piace ai leccesi ed ai turisti non solo per la sua bellezza ma anche per la sua capacità di accogliere e che il suo sindaco, poi, è il più amato d’Italia dai suoi cittadini, dopo nove anni di governo, in cui riesce, in perfetta controtendenza nazionale, a migliorare se stesso.
Ma le reazioni sono diverse, bisogna essere sinceri. Tutti a stracciarsi le vesti sullo scadente posizionamento della provincia leccese e del suo capoluogo in ordine alla vivibilità (perché quella classifica è ovviamente più che attendibile), tutti a far passare sotto traccia, a parte i suoi fedelissimi, l’incredibile performance di Paolo Perrone (già,per molti, infatti, in questi casi le classifiche perdono la loro credibilità…)
Viviamo strani tempi, in cui siamo i primi denigrare il nostro territorio e gli ultimi a gioire per un bel traguardo di quello che è, e non può non essere che, il sindaco di tutti, anche di coloro che non lo hanno votato per ben due volte e che forse non voteranno il successore a cui cederà il testimone.
Ma le classifiche non si possono giudicare a piacimento: vere una volta, false l’altra. O si rispettano o si criticano. Se Paolo Perrone non merita di essere il sindaco più amato allora è anche vero che quella valutazione su Lecce al 105esimo posto in ordine a vivibilità e qualità della vita non sta in piedi e non si regge. Se questo territorio, invece, arranca e zoppica per la crisi che si avverte più che altrove, bisogna anche saper apprezzare il fatto che malgrado tutto Paolo Perrone sia amato dai suoi cittadini, più che in qualunque altro capoluogo della Penisola.
Cosa piacerà di Perrone? Beh forse il fatto che trasmette sicurezza nella gestione della cosa pubblica: in dieci anni non si ricorda una crisi. In pochi avrebbero superato il terremoto Poli Bortone come seppe fare lui nella scorsa consiliatura. I cittadini giudicano positivamente i suoi sforzi che hanno portato la città ad essere in lizza per la nomination a Capitale europea della cultura e che poi l’hanno incoronata capitale italiana per il 2015. Ai cittadini evidentemente piace ciò che il sindaco e la sua squadra stanno realizzando. Si può fare di più? Certo, si può sempre fare di più, ma intanto evidentemente va bene ciò che si fa.
La faziosità nel giudicare le persone non porta da nessuna parte. Noi pensiamo che Perrone meriti tutti i complimenti che ha ricevuto per l’importante traguardo raggiunto e che allo stesso tempo non debba smettere di rimboccarsi le maniche perché quello che ancora c’è da fare è tanto. Tantissimo.