“Tutti i nodi verranno al pettine…”, gli inadempienti di Spot&Go escono dall’anonimato e alzano la voce


Condividi su

Come era prevedibile, la multa di 200mila euro che l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha elevato alla società proprietaria di Spot&Go, ha rinfocolato un dibattito che non accenna a spegnersi. In tanti ci hanno scritto chiedendo informazioni su come poter aderire alla class-action delle Associazioni dei Consumatori nel tentativo di ‘recuperare’ i soldi spesi per entrare nella community.

Va di conseguenza spiegato che la decisione dell’Antitrust [che ha condannato Pubblicamente ‘solo’ per la pubblicità scorretta e ingannevole. Molte famiglie, attratte dal claim “auto a costo zero” hanno preso decisioni economiche che, altrimenti, non avrebbero mai considerato], non ha nulla a che fare con il presunto reato di «truffa» che sarà eventualmente stabilito da un Tribunale che ha la competenza per farlo. In quella sede, il sistema finito sul banco degli imputati potrebbe essere “assolto” da tutte le accuse piovute in questi ultimi giorni dagli scontenti. Saranno, appunto, i giudici a deciderlo.

Di certo, il numero degli ambassador delusi aumenta giorno dopo giorno, come se sollevato il vaso di pandora anche chi non aveva il coraggio di raccontare la sua ‘disavventura’ abbia trovato il coraggio di farlo. In tanti, infatti, provano una sorta di vergogna ad ammettere che le cose non sono andate come avrebbero pensato o come gli era stato promesso e, non sopportando di essere definiti ‘polli’, preferiscono tacere.

Dopo la notizia della multa, grande è stata anche la mobilitazione dei cosiddetti inadempienti che hanno creato un gruppo Facebook per decidere le prossime mosse. Agguerritissimi più che mai, intendono portare a conoscenza di quante più persone possibile la pratica commerciale, a detta loro, scorretta.

Il comunicato

«Consapevoli di rappresentare solo la punta dell’iceberg dei “raggirati” comprendiamo le ragioni di chi, pur non arrendendosi, ha preferito agire seguendo strade diverse. Tuttavia non è dividendosi che si tutela un bene comune, così si persegue solo il proprio interesse personale e quando c’è in ballo la propria dignità, la propria fragilità nei confronti di un sistema che ti stritola e ti calpesta in quelli che sono, non solo i tuoi diritti, ma potrebbero essere i diritti di tutti, solo l’unione può costituire quella proverbiale forza che fa crollare i muri del silenzio e, consenticelo, dell’omertà» si legge.

«Non possiamo, però, non esprimere il nostro biasimo più profondo nei confronti di chi, pur sapendo ha taciuto, ci ha offeso, denigrato, deriso, beffeggiato, inneggiando alla grande società, ringraziandola per la puntualità e serietà, per la precisione nei pagamenti (facendo finta di non conoscere la provenienza di quei proventi) atteggiandosi ai primi della classe. Soprattutto i più stretti collaboratori che, diversamente da quelli di No Cost non hanno preso le distanze dalla società. Avremmo potuto anche farne i nomi, tanto i loro commenti sono pubblici: li invitiamo ad andare a rileggerseli e, se hanno coraggio, di continuare a guardarsi allo specchio».