‘Altro che Spot&Go, si potrebbero chiamare prendi&scappa’. La protesta dei driver monta sul web

Tante le segnalazioni che mettono sotto accusa il ‘sistema’ Spot&go, il caradvertising che paga per la pubblicità sulla tua macchina nuova.

«Credetemi, vi scrivo questa lettera con un nodo in gola perché mi sento colpevole della situazione economica che ho creato alla mia famiglia e spero in un immediato futuro di dire che ho contribuito, grazie anche a voi di Leccenews24 e a quello che si riuscirà a fare da qui in avanti, a non far truffare altre persone. Sì, perché io oggi mi sento offesa e truffata».

Lucia ancora non ci crede di essere finita, mani e piedi, in questa autentica disavventura. Eppure, come lei, in tanti avevano creduto al progetto imprenditoriale di Spot & Go, l’azienda salentina con sede a Racale che prometteva di retribuire la pubblicità sulle autovetture private dei cittadini che avessero avuto determinati requisiti social e che si impegnavano a fotografare il proprio mezzo di locomozione ‘griffato’ sui profili personali facebook, twitter e instagram.

‘Vi paghiamo la pubblicità, ma intanto anticipateci 5.700 euro’

«In parecchi, quasi 2mila, di cui 1.300 soltanto in provincia di Lecce – ci racconta Lucia – si erano indebitati per acquistare una macchina di colore bianco, ingolositi dalla promessa di ricevere 350 euro al mese per i servizi di comunicazione resi alla Spot&Go, servizi che consistevano nel percorrere il territorio in lungo e in largo con la vettura marchiata, fotografandosi poi in luoghi diversi e postando i propri scatto sui profili social».

Tutto semplice, sembrava…e anche vantaggioso. Ma già c’era il primo inghippo. Gli aspiranti ambassador – così si chiamano i testimonial – dopo essersi comprata la macchina, per il solo entrare a far parte del progetto pubblicitario dovevano prima versare all’azienda 4.400 euro e poi altri 1.300 euro per la sottoscrizione di una polizza fideiussoria. Totale del versamento: 5.700 euro.

Ma chi si trova in difficoltà è portato a credere a tutto e i conti cercava sempre di farli tornare: «se ci danno 350 euro al mese per 5 anni incassiamo la cifra considerevole di 21mila euro. Possiamo permetterci, quindi, anche il lusso di anticipare questi 5.700 euro che ci chiedono, così alla fine della fiera guadagniamo 15.300 euro e la vettura ci esce gratis».

Ragionavano così, a voce non troppo bassa – visto il successo dell’iniziativa – i drivers, prima di accorgersi che le mensilità erogate dall’azienda si stoppassero dopo poco tempo. Le rate del prestito per l’acquisto della vettura continuavano ad arrivare, ma il pagamento della pubblicità non esisteva più.

Una truffa’ dicono in tanti, anche se l’azienda prova a giustificarsi parlando di ‘contratto non rispettato da parte degli ambassador’ che sembra postassero le foto pubblicitarie in maniera errata sui loro social…

«Possibile che siamo così rincretiniti da non saper postare una foto su facebook?» ci scrivono alcuni di loro inferociti. « Non è che invece siamo vittime di un raggiro bello e buono?»

Così in tanti si stanno presentando alle associazioni di consumatori per chiedere di avviare una class action al fine di recuperare i 5.700 euro anticipati.

Spot&Go ha rescisso unilateralmente i contratti

«Da agosto 2019 – continua Lucia – Spot&go ha smesso di pagarci sostenedo che tramite un loro programma (digital forensis) hanno appurato che non rispettavamo il contratto. Secondo loro (ma per noi sono pretesti assurdi) avevamo un profilo facebook limitato, in alcuni casi le foto risultavano leggermente tagliate, oppure ne postavamo una sola invece di due…Cose di questo tipo. Abbiamo ricevuto una raccomandata nella quale eravamo definiti inadempienti, rescindevano unilateralmente il contratto e minacciavano addirittura di chiederci indietro le poche mensilità ricevute»

I drivers ovviamente non sono rimasti con le mani in mano dinanzi a tali situazioni. C’è chi si è rivolto ai propri legali, c’è chi ha affidato la propria pratica alle associazioni di consumatori: chi a Codacons, chi a Federconsumatori, chi ad Adusbef.

La contromossa dell’azienda

L’azienda da parte sua, ci racconta Lucia, quando ha percepito un’azione così massiccia dai propri ambassadors ha provato a contattarne qualcuno, chiedendo la stipula di un nuovo accordo, a condizioni però molto meno vantaggiose del precedente. Ovvero gli imprenditori si sarebbero impegnati a corrispondere pagamenti per pubblicità solo e soltanto in caso di contratti pubblicitari stipulati. Altrimenti…beh, altrimenti niente pubblicità niente compensi! Tanto loro i 5.700 euro di fee di ingresso al progetto li avevano tutti incamerati all’origine.

«Ho rifiutato il loro nuovo contratto – scrive Lucia – e mi sono rivolta ad un legale. Hanno avuto l’ardire di proporre questo nuovo negozio giuridico,  se così può essere chiamato, a tutte le 800 persone che si ritengono truffate».

Le multe della Municipale ai drivers

Tanti sono poi i dettagli amari che escono fuori dal racconto, poiché questo progetto nato male è finito ancora peggio. Si pensi che molti autisti sono stati multati dalle Polizie Municipali in quanto quel sistema di pubblicità veicolare veniva considerato fuori legge poiché non perfettamente disciplinato dal Legislatore. Non si possono griffare le auto e andare in giro per le città se non si svolge imprenditorialmente quel servizio – per il quale si devono pagare le relative tasse –  e quindi in tante occasioni sono state elevate multe a carico proprio dei driver.

Il sistema delle ‘calamite’

Per non parlare, quindi, del sistema escogitato per aggirare questa situazione, ovvero lo stratagemma delle calamite tramite le quali si sovrapponevano alla carrozzeria le pubblicità con cui fotografarsi e postare lo scatto per togliere poi immediatamente la copertura ed evitare multe su multe.

Truffati o creduloni?

I cittadini che sono incappati in questa vicenda sono infuriati e solo alla fine dell’iter giudiziario si potrà accertare se si tratta di una truffa bella e buona – con responsabilità civili e penali –  oppure se l’azienda sia in perfetta regola e ci si trovi dinanzi a persone sprovvedute che hanno invece perfino contravvenuto agli obblighi contrattuali proposti da serissimi imprenditori.

Diciamo che la seconda opzione sembra essere al momento improbabile, ma per rispetto di tutte le posizioni in campo bisognerà aspettare gli sviluppi processuali.

Intanto adesso sono disperati, però. Non avrebbero mai pensato di trovarsi in una tale situazione. E le associazioni di consumatori sono già sul piede di guerra. Per loro la vicenda è un tipico caso di scuola.

Non solo Spot&Go, ecco i bidonati di No-Cost

Non solo, però, le vittime di Spot&Go. In tanti hanno chiesto di raccontare la loro esperienza con il car-advertising di No-Cost. Ma questa è un’altra storia che presto racconteremo.

La replica di Spot&Go

La società ha però voluto replicare punto per punto e parla di inadempienze contrattuali da parte dei driver.



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