
“Natale con i tuoi” recita un noto proverbio. Per un salentino fuori sede la nenia popolare è molto di più: è una regola, uno stile di vita. Non c’è studente o lavoratore (salvo impedimenti) che non torni a casa durante il periodo più bello dell’anno. Per programmare una vacanza c’è tempo, per divertirsi con gli amici c’è Capodanno, ma i giorni in rosso sul calendario non si toccano: le feste comandate si passano in famiglia con tutto il suo carico di tradizioni, riti e abitudini a cui è vietato non partecipare.
In pochi rinunciano ai manicaretti della nonna o della mamma, agli odiati-amati raduni dei parenti, alle tavolate lunghissime, persino alle domande di rito sopportate solo perché nessun posto al mondo è come casa. Quanti esami ti mancano? Quando ti laurei? Hai trovato lavoro? E il fidanzatino? Ma quando ti sposi? Quando riparti? Sei ingrassata? Sono un tormento che si cancella subito davanti a certe immagini che ti emozionano ancora. I fornelli accesi fin dalle prime ore del mattino, la finestra aperta per far uscire la “puzza di fritto”, i pranzi e le cene che a durata farebbero invidia a un matrimonio, del sud ovviamente.
Tutti tornano a casa per non perdersi quelle tradizioni che animano il Natale, anche quelle che puntualmente ti fanno alzare gli occhi al cielo.
Perché quando si avvicinerà la data in cui dovrai andar via, ti mancherà tutto. Dalle persone che si lamentano per le luminarie – se non ci sono apriti cielo, se ci sono, sono brutte e “ddhi sordi potevano essere spesi megghiu alla comuneh” – ai caffè offerti al bar, dagli aperitivi con taralli e friselle alla passeggiata al mare perché “non lo vedevi da tanto”, dal “sei sciupato”, anche se la bilancia racconta un’altra verità, ai piatti che dovrai mangiare, anche se ti sei saziato con gli assaggini, ma non puoi dirlo.
Il Natale nel Salento inizia alla Vigilia con le pittule e finisce alla Befana con l’ultimo stanato di purciddhuzzi rimasto. Quel che resta sarà tutto chiuso in un pacco, quello che ti porterai via con te, insieme alla nostalgia.
Boccacci, lacrime e malinconia.