Solstizio di inverno, quando la luce vince sul buio

Il 21 dicembre si celebra il solstizio d’inverno, il giorno più corto dell’anno che segna anche l’inizio della stagione più fredda

Chi pensa che il giorno più corto dell’anno per l’emisfero boreale sia quello di Santa Lucia, come suggerisce l’antica credenza popolare, si sbaglia. Ad avere meno luce di tutti è il solstizio d’inverno, quando il sole brilla per 9 ore e qualche minuto, prima di lasciar posto al buio della notte. Una data che segna l’inizio dell’inverno astronomico, ma è anche una porta verso la bella stagione: da questo momento in poi le giornate cominciano ad allungarsi di minuto in minuto. In passato, la vittoria della luce sulle tenebre era un momento magico, da celebrare. In fondo il sole, l’unico calendario disponibile millenni fa, scandiva i riti, suggeriva culti e tradizioni che hanno toccato tutte le culture, in tutti i secoli. Era il cielo il punto di riferimento e di forza degli uomini che, naso all’insù, lo hanno osservato, rispettato e cercato di capire.

Scientificamente il solstizio d’inverno è il momento in cui il Sole raggiunge, nel suo moto apparente attorno alla Terra, la minima altezza rispetto all’orizzonte terrestre. Per questo non è un giorno, ma un momento preciso e non è una data fissa. Non cade sempre il 21 dicembre che, da calendario, è il primo giorno d’inverno: ogni anno ritarda di 6 ore rispetto all’anno precedente, (più precisamente 5h 48min 46s), ma questo perché l’anno solare non è esattamente di 365 giorni. Per questo può cadere anche il 20 o il 22 dicembre. Ci pensano gli anni bisestili, poi, a «riallineare» tutto.

Era (e forse lo è ancora) un momento importante, ricco di significati, quasi sacro. Basti pensare agli eventi che, in passato, andavano in scena in questo periodo: il Sol Invictus per i pagani, in cui si celebrava il ritrovato splendore del Sole, capace di tornare luminoso e invincibile dopo essere precipitato momentaneamente nell’oscurità, i Saturnalia nell’antica Roma, dove ci si scambiavano regali (le strenne), si perdonavano pene, si facevano ammende ed era ammesso che l’ordine “naturale” delle cose venisse rovesciato, lo Yule (o Juul), una festa dove il protagonista era un ceppo di legno che veniva bruciato tutta la notte per propiziare il ritorno della luce e del calore.