Dopo Spot&Go, anche gli ‘scontenti’ di No-cost escono allo scoperto

Dopo le tante, tantissime segnalazioni dei driver di Spot&G, delusi dai mancati pagamenti, escono allo scoperto anche gli scontenti di no-cost: “tutto incluso, anche il bidone”

Si dice che di solito le banche e le finanziarie aprano l’ombrello ai propri clienti quando c’è il sole riservandosi di chiuderlo non appena comincia a piovere. Non sempre è così, però. Ci sono anche vicende che vanno in direzione opposta, fortunatamente. È questo il caso di Ludovico, un’altra delle tante vittime del car-advertising.

Ieri avevamo parlato di quello che sta accadendo con il progetto imprenditoriale denominato Spot&Go e delle tante situazioni che stanno per essere ormai affrontate dalle associazioni di consumatori sul piede di guerra e pronte a varie class-action.

Subito dopo aver letto l’articolo di leccenews24, Ludovico ci ha contattato per segnalarci la sua situazione, raccontandoci nel dettaglio la sua storia. Qui, ribadiamo, non stiamo più parlando di Spot&Go, bensì di un altro sistema di car-advertising, quello promosso dal marchio No-Cost.

Più meno il sistema è simile, ma fate attenzione: ci sono delle belle differenze sulle quali nei prossimi giorni, alla luce della documentazione che in tanti ci stanno inviando, proveremo ad essere ancora più espliciti.

La storia

Ludovico, come tanti altri, ingolosito dalla possibilità di pagarsi le rate del finanziamento della sua autovettura nuova di zecca, o quasi, decise di entrare nel programma No-Cost.

Per farlo si recò in una nota concessionaria leccese, acquistò la sua autovettura e gli fu cucito addosso un bel sistema di finanziamento che comprendeva sia il costo dell’autovettura a chilometri zero (15mila euro) rigorosamente di colore bianco, che una spesa aggiuntiva che si aggirava sui 7mila euro.

Questa ulteriore bella cifra era composta dalle spese di wrapping (una sorta di anticipo per i costi che sarebbero stati sostenuti all’inizio del progetto dai carrozzieri di fiducia al fine di sostituire le pubblicità veicolari man mano che dovevano essere rinnovate o che si rovinavano a causa delle condizioni atmosferiche o di usura) e da una cifra utile all’accesso dei servizi di car adveritising, una specie di fee di ingresso (cifra che da quasi 1.100 euro, per l’ingresso-base poteva lievitare a 2.500 euro in caso di inclusione dei costi di una eventuale polizza fideiussoria di garanzia, appunto a copertura dell’insuccesso dell’iniziativa).

A differenza di quanto accadeva con Spot &Go, in cui ciascun ambassador poteva scegliere la marca automobilistica purché garantisse il colore bianco, Ludovico ci racconta che lui e molti sfortunati come lui sono stati ben indirizzati verso una precisa casa automobilistica e una ben determinata concessionaria. Così ben indirizzati che il costo dell’auto e quello dei servizi per entrare nel circuito di car-advertising sono stati cumulati e divenuti oggetto di un unico finanziamento.

I requisiti social

Nel contratto sottoscritto i driver dovevano dimostrarsi persone molto social, in grado di postare 8 foto a settimana sui propri profili, 4 il sabato e 4 il lunedì. Le foto dovevano raffiguare il veicolo in tutte le posizioni: laterale destro, laterale sinistro, posteriore e anteriore. Mancava solo ‘il profilo centro’ per usare la bella espressione di Castellitto ne L’uomo delle Stelle di Tornatore. Vabbè, reminiscenze cinematografiche…

Quanto fruttava il car-advertising

La società prometteva ai driver 290,00 euro mensili di rata per il servizio reso (un servizio parificato a quello dei venditori porta a porta che vendono, appunto, per conto terzi), 50 euro di rimborso benzina e fino a 100,00 di rimborso per le spese di assicurazione.

Come è andata a finire

Al solito le cose sono andate bene, benissimo per i primi mesi. Ma Ludovico la nona mensilità se l’è dovuta sudare (l’azienda prima ha raccontato che i ritardi erano legati alle ferie estive del personale, poi all’accumulo eccessivo dei versamenti che non potevano essere fatti contemporaneamente, ecc., ecc.).

La decima mensilità non è mai arrivata. Inutili le telefonate, perché nessuno più rispondeva. Ludovico era distrutto perché non sapeva come avrebbe potuto pagare le rate della sua vettura che aveva acquistato solo perche interessato al progetto No- Cost.

La bella telefonata della Finanziaria

Fino a quando la finanziaria, la Santander Consumer Bank, non si è materializzata al suo cellulare. L’incaricato alla pratica ha chiesto a Ludovico se fosse vittima della vicenda No-Cost, ma non gli ha posto fretta, non lo ha invitato a pagare subito le rate, a rientrare immediatamente come si dice in gergo. Lo ha rassicurato garantendogli che sarà proprio la società a vedersela con No-Cost e gli ha chiesto di temporeggiare. Qualcuno certamente dovrà pagare, ma con gentilezza non è stato messo il coltello alla gola al giovane che fa soltanto lavori saltuari.

Una bella notizia per Ludovico che adesso sta respirando, ma che non avrebbe mai immaginato di finire in quella situazione. Potenza della ingenuità. E della furbizia.



In questo articolo: