Picchiava la moglie e minacciava i figli. Militare condannato a 3  anni e 4 mesi

L’uomo avrebbe preteso che venissero rispettate una serie di regole ferree in casa, attraverso minacce e aggressioni sia verbali che fisiche.  

Termina con la condanna alla pena di 3 anni e 4 mesi di reclusione, il processo a carico di un militare accusato di avere ripetutamente picchiato la moglie e di avere imposto con la violenza, una serie di regole rigide in casa, anche ai figli.

I giudici in composizione collegiale (presidente Fabrizio Malagnino) hanno ritenuto l’imputato responsabile del reato di maltrattamenti in famiglia. Il militare è stato condannato al risarcimento in sede civile ed al pagamento di una serie di provvisionali, per 45mila euro complessivi, verso la moglie ed i quattro figli. Le parti civili sono assistite dagli avvocati Renata Minafra e Giuseppe Serratì.

Il 45enne residente in un paese della provincia di Lecce, difeso dall’avvocato Salvatore Corrado, potrà fare ricorso in Appello, non appena verranno depositate le motivazioni della sentenza (entro 60 giorni). Per il militare, i giudici hanno disposto l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. L’uomo, va detto, non vive più assieme alla moglie ed ai figli.

I fatti si sarebbero verificati, a partire dal 2021. In base all’ipotesi accusatoria, il militare avrebbe preteso che venissero rispettate una serie di regole ferree in casa, attraverso minacce e aggressioni sia verbali che fisiche.

In particolare, pretendeva il silenzio a tavola, un certo tipo di abbigliamento e dei limiti all’uso del telefono. In che modo? Picchiando il figlio con schiaffi e pugni ed insultandolo.

Non solo, la moglie dell’uomo veniva picchiata in più occasioni anche in presenza dei figli. Come quando, dopo avere prima insultato il figlio di 13 anni, “reo” di essersi raffreddato, avrebbe poi aggredito la madre, rivolgendole minacce di morte e poi sbattendola per terra.

L’inchiesta prese il via dopo una segnalazione scolastica.

Si è poi arrivati al processo, conclusasi con la condanna in primo grado dell’uomo.

 



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