Termina con quattro condanne, due assoluzioni ed un proscioglimento per prescrizione, al termine il processo con rito ordinario sulla maxi inchiesta “Aequanius” (dal nome di un’antica famiglia che potrebbe aver dato origine al nome del paese di Guagnano) relativo ad un presunto giro di usura nella zona a nord di Lecce, tra Salice Salentino e Guagnano, con tassi del 10 per cento mensile. Nel marzo del 2014 vennero eseguiti sette arresti.
I giudici in composizione collegiale (presidente Bianca Todaro), nella serata di oggi, hanno inflitto: 3 anni e 6 mesi di reclusione a Ciro Iaia, residente a Guagnano; 6 anni per Antimo Leone, di Guagnano; 3 anni e 6 mesi ad Anna Palazzo, di Salice Salentino. 4 anni per Antonio Fernando Olivieri, di Guagnano.
Gli imputati sono stati assolti da alcuni episodi di usura ed estorsione e altre accuse sono cadute in prescrizione.
In una precedente udienza, il procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi (pochi giorni fa è andato in pensione) ha chiesto cinque condanne per oltre 30 anni di reclusione.
Il collegio difensivo è composto, tra gli altri, dagli avvocati Luigi e Roberto Rella, Antonio Savoia Salvatore Rollo, Giuseppe Bonsegna, Francesca Conte.
I legali potranno fare ricorso in Appello.
Assoluzione per Pasquale Giannotte di Guagnano ed Elio Quaranta, di Salice Salentino (chiesti 4 anni). I giudici hanno inoltre dichiarato il non doversi procedere per la prescrizione del reato per Antonio Pacella, sempre di Guagnano.
Gli imputati rispondevano a vario titolo, di usura ed estorsione.
Un imprenditore si era costituito parte civile con l’avvocato Chiara Fanigliulo. In suo favore e nei confronti dell’altra parte civile, i giudici hanno disposto il risarcimento del danno e una serie di provvisionali.
L’inchiesta coordinata dal pm della Direzione Distrettuale Antimafia, Alessio Coccioli prese il via dalla denuncia del titolare di un autosalone. Le indagini vennero condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo di Lecce, a partire dal febbraio del 2012 e sarebbe emersa la figura di Luigi Albanese, l’allora direttore della Bpp di Guagnano che, in concorso con gli altri imputati, avrebbe concesso a diversi imprenditori in difficoltà piccole somme di danaro in prestito, ottenendo in cambio auto gratuite, televisori ecc.; in base a quest’accordo, egli acconsentiva a ritardare l’incasso degli assegni. A garanzia del debito, però, venivano applicati degli interessi molto salati che arrivavano anche ad un totale annuo del 120%.
Luigi Albanese venne assolto dal reato di usura, al termine del processo con rito abbreviato.
