Le polemiche innescate da molti cittadini che si sentono, in qualche modo, bidonati dal progetto di car-advertising non si placano. Dopo le decine di segnalazioni giunte alla nostra redazione, oggi riceviamo e pubblichiamo integralmente il comunicato inviato da Spot&Go, azienda leader sul territorio dello sharing economy, tirata in ballo, appunto, da tanti suoi clienti. Di seguito la nota che doverosamente sottoponiamo alla vostra attenzione, riservandoci nei prossimi giorni di interagire con l’azienda per chiarire altri passaggi che non sembrano chiari.
Ad oggi sono 2081 coloro che da ogni parte d’Italia hanno aderito al programma promozionale Spot&Go, in base al quale ciascuno di loro è retribuito mensilmente per la sua azione di brand ambassador ovvero per il fatto di postare due volte a settimana su Facebook, Twitter e Instagram una foto della propria auto bianca, decorata con i colori di Spot&Go e recante sulla portiera del lato passeggero la pubblicità di un inserzionista. I post fotografici sono accompagnati da alcuni hashtag, tra cui il trend topic #mondoacostozero. In virtù della loro adesione, inoltre, gli ambassador entrano a far parte della community GoWeGo, usufruendo di esclusivi sconti, benefit e promozioni messe a disposizione dagli inserzionisti.
Tutto questo è materia di un regolare contratto, che viene sottoscritto dalle parti in tutta libertà. Il fatto che recentemente a una parte dei collaboratori di Spot&Go siano state contestate continuate e comprovate inadempienze ha scatenato la protesta di alcuni degli interessati, che hanno inviato le loro rimostranze a Leccenews24, raccolte poi in un articolo.
«Le dichiarazioni riportate nell’articolo in questione – sostiene la direzione di Pubblicamente srl, titolare del marchio Spot&Go – contengono gravi inesattezze e accuse di truffa e raggiro altamente diffamatorie, configurandosi dunque come pesantemente lesive dell’operato e dell’immagine di Spot&Go. Il citato sistema “prendi&scappa” non ci appartiene e mai ci apparterrà: la nostra sede di Lecce è aperta e operativa, come sempre. Nel contratto che tutti gli ambassador firmano è prescritta la condotta a cui gli stessi devono attenersi nella loro opera di diffusione pubblicitaria, compreso l’obbligo di dare corso alle disposizioni che l’azienda periodicamente invia attraverso i suoi canali informativi, primo fra tutti l’app.
È accaduto che molti ambassador non abbiano atteso al loro facile compito, di fatto limitando o annullando l’efficacia pubblicitaria, nelle più svariate maniere: mancata pubblicazione dei post, post con visibilità non pubblica, foto senza la corretta inquadratura dell’area sponsor, apposizione del cartello pubblicitario su lunotto, parabrezza e altri luoghi non consoni ecc.
Tutto ciò anche nei mesi in cui hanno comunque percepito la loro retribuzione. L’incresciosa situazione è stata segnalata primariamente dai nostri inserzionisti, che ci hanno contestato la limitata esposizione pubblicitaria, e successivamente dall’affinamento dei nostri mezzi informatici di controllo, che hanno incontrovertibilmente rilevato i comportamenti contrari alle disposizioni contrattuali (come dimostrano le schermate del software, qui allegate come esempio). Tutti gli altri nostri ambassador, fedeli all’impegno sottoscritto, sono sempre stati e sono regolarmente retribuiti e la loro continua e spontanea testimonianza sui social network a sostegno di Spot&Go è il nostro migliore spot».
Pur avendo presentato la rescissione del contratto ad alcuni (non a tutti) degli ambassador inadempienti, l’azienda conferma il proprio atteggiamento conciliatorio, senza con ciò tollerare le accuse infondate. «Stiamo incontrando tutti i collaboratori inadempienti, per proporre loro soluzioni alternative, utili a mitigare il disagio che si sono auto-procurato, attraverso una condotta non rispettosa dei propri doveri contrattuali. Riconosciuti gli errori commessi, molti di loro hanno accettato di proseguire la collaborazione, con condivise e differenti modalità d’impegno. In ogni caso, c’è da dire che l’onda protestataria ha inevitabilmente rallentato il trattamento di ciascuno dei casi, allungandone i tempi.
D’altro canto, ci riserviamo di tutelarci nelle sedi competenti nei confronti di chi ha rilasciato dichiarazioni diffamatorie, rilevando anche le responsabilità connesse con gli ingenti danni economici e d’immagine procurati, in relazione alla credibilità di Spot&Go presso gli inserzionisti pubblicitari e alla corretta formazione dell’opinione pubblica».
Pubblicamente, infine, rettifica altre inesattezze apparse sul precedente articolo di Leccenews24: «La retribuzione mensile dei contratti a cui si fa riferimento era di 360,00 euro e non di 350,00. Le multe sollevate dalle Polizie Municipali, relative alla presenza di adesivi pubblicitari sulle auto durante la circolazione, sono sempre state pagate da Spot&Go e mai dagli automobilisti aderenti, atteso che le stesse fanno riferimento a una controversa normativa amministrativa, sui cui Spot&Go ha espresso contestualizzate riserve legali».
Insomma, Spot&Go difende il suo operato. Intanto, però, nelle ultime ore la medesima polemica ha raggiunto anche NoCost, altra società di sharing economy accusata, anch’essa dai suoi stessi clienti, di prevedere un servizio “tutto incluso, anche il bidone”.
