La scena che si è aperta agli occhi di alcuni passanti nel cuore del centro storico di Lecce è stata a dir poco raccapricciante: decine di colombi morti, altri ancora agonizzanti erano stati trovati alle spalle di Santa Croce. Pochi dubbi sulle cause: accanto agli animali, infatti, era presente del ‘cibo’ sospetto, del riso avvelenato sparso probabilmente con l’intento di uccidere i fastidiosi volatili. «Non tutti hanno ben presente che avvelenare un animale è un reato e che si rischiano pene fino a 18 mesi di reclusione e 15.000 euro di multa» aveva dichiarato l’assessore all’Ambiente, Andrea Guido nel condannare un gesto doppiamente grave per la crudeltà e perché era avvenuto in una zona centrale della città, frequentata da tantissimi turisti e da bambini.
Che i piccioni, considerati sporchi e portatori di malattie non riscuotano grande simpatia tra la gente, è un dato di fatto. Tant’è che spesso i cittadini, esasperati dalla loro presenza, pretendono che si faccia qualcosa per allontanarli. Come è accaduto per i residenti del condominio ‘Montecarlo’ che, già a maggio, in una lettera indirizzata al primo cittadino avevano chiesto un intervento per liberare piazza Madre Teresa di Calcutta su cui si affaccia il complesso. Di certo, la soluzione non è avvelenarli con il rischio che altri animali innocenti incappino nella trappola tesa da chi desidera sbarazzarsene. E allora che fare? Secondo Emanuele Vilei, portavoce del Comitato Popolare Leccese la soluzione è semplice: intensificare i controlli.
«L’assenza di iniziative – si legge nel comunicato a firma di Vilei – ha inevitabilmente esacerbato gli animi tanto che qualcuno, purtroppo, ha ritenuto di procedere personalmente». Nonostante le buone intenzioni dell’Assessore Guido che, nei mesi scorsi, aveva lanciato il pongo anti-piccione che avrebbe dovuto allontanare i volatili che ‘frequentano’ la città barocca, senza fare loro del male, non basta. Non è bastato a risolvere il problema. Il punto, come sottolinea lo stesso Comitato, è che qualcuno continua a dare da mangiare ai colombi, nonostante sia espressamente vietato. Per questo, forse, la battaglia dovrebbe concentrarsi sui ‘fornitori di mangime’.