Busta con proiettili a Sandro Quintana: l’Appello conferma la condanna a 10 anni per Marco Barba


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Confermata in Appello la condanna a 10 anni per Marco Barba, finito sul banco degli imputati per la vicenda estorsiva ai danni del consigliere comunale di Gallipoli, Sandro Quintana.

La Corte (Presidente Carlo Errico) ha ritenuto, come in primo grado, il 43enne gallipolino detto U’ Tannatu colpevole dei reati di stalking, tentata estorsione, detenzione di armi e munizioni comuni da sparo e materiale esplodente, nonché, da ultimo, di danneggiamento seguito da incendio.

Il vice procuratore Claudio Oliva aveva chiesto la conferma della condanna.

Marco Barba è assistito dall’avvocato Davide De Giuseppe, il quale una volta depositate le motivazioni della sentenza potrebbe proporre ricorso in Cassazione.

L’inchiesta

Ricordiamo che le indagini hanno presso avvio dalla denuncia di Sandro Quintana. Quest’ultimo, così come alcuni dipendenti del ristorante “Mare Chiaro”– nel periodo compreso tra agosto e settembre 2016 – sarebbero stati vittima di atti persecutori. Tra i possibili moventi, il mancato interessamento a favore di Barba per accedere ai locali della “movida” gallipolina.

Secondo l’accusa, U’ Tannatu avrebbe consegnato il “plico”, composto da due proiettili e da una lettera d’accompagnamento minatoria, ad un ragazzo per farlo recapitare al ristorante “Mare Chiaro” della famiglia Quintana, il 9 settembre 2016.

In particolare, sarebbe emersa la richiesta estorsiva rivolta al politico gallipolino di una somma di denaro per poter acquistare un furgone adibito al trasporto di prodotti ittici.

I Carabinieri della Compagnia di Gallipoli, nel corso dell’Operazione Investigativa “Barbapapà”, coordinata dal pm Alessio Coccioli, hanno effettuato due perquisizioni e rinvenuto due pistole con proiettili dello stesso calibro di quelli inviati alle vittime, e ben otto ordigni esplosivi artigianali. Non solo, poiché nonostante fosse ristretto ai domiciliari, Marco Barba si sarebbe reso responsabile del reato di danneggiamento, seguito da incendio, nei confronti di un’autovettura parcheggiata nei pressi della propria abitazione.

In circa due ore di ascolto innanzi al gip Simona Panzera, Marco Barba ha respinto ogni accusa. Anzitutto la lettera indirizzata a Quintana “corredata” da due proiettili cal.7,65 non l’avrebbe scritta, né tantomeno consegnata lui. Inoltre, le telefonate intercettate non dimostrerebbero un suo coinvolgimento nella vicenda.

L’altro processo

Intanto nelle settimane scorse, è arrivata la condanna in Appello (confermata la sentenza di primo grado con con rito abbreviato) per l’omicidio di Khalid Lagraidi.

L’ex pentito è accusato di aver ammazzato a sangue freddo l’ambulante marocchino “ritrovato” in un contenitore metallico, in contrada ‘Madonna del Carmine’, alla periferia di Gallipoli.

Barba si trova attualmente detenuto presso il carcere di Trani.