Tentata estorsione al consigliere comunale Sandro Quintana, condannato a 10 anni Marco Barba

Secondo l’accusa, U’ Tannatu avrebbe consegnato il “plico”, composto da due proiettili e da una lettera d’accompagnamento minatoria, ad un ragazzo per farlo recapitare al ristorante “Mare Chiaro” della famiglia Quintana, il 9 settembre 2016.

Condanna a 10 anni per Marco Barba, finito sul banco degli imputati per la vicenda estorsiva ai danni del consigliere comunale di Gallipoli, Sandro Quintana.

I giudici della prima sezione collegiale (Presidente Stefano Sernia) hanno ritenuto il 43enne gallipolino, colpevole dei reati di stalking, tentata estorsione, detenzione di armi e munizioni comuni da sparo e materiale esplodente, nonché, da ultimo, di danneggiamento seguito da incendio. In precedenza, il pm Donatina Buffelli ha invocato la stessa pena. Invece, l’avvocato Fabrizio Mauro, difensore di U’ Tannatu ha chiesto la riqualificazione del reato di stalking in minacce gravi e l’assoluzione per la tentata estorsione.

Barba è detenuto presso il carcere di Taranto. Sulla scorta di una perizia del consulente di parte Oronzo Greco, accolta dal giudice, dovrebbe trasferito presso un istituto di cura pubblico. Il provvedimento del Tribunale di Lecce si è reso necessario poiché  “delle rilevate patologie e dell’incapacità di attendere ai normali bisogni, non si offre, dalla direzione sanitaria della casa circondariale, adeguata spiegazione“.

Secondo l’accusa, U’ Tannatu avrebbe consegnato il “plico”, composto da due proiettili e da una lettera d’accompagnamento minatoria, ad un ragazzo per farlo recapitare al ristorante “Mare Chiaro” della famiglia Quintana, il 9 settembre 2016.

Ricordiamo che le indagini hanno presso avvio dalla denuncia di Sandro Quintana. Egli, così come  alcuni dipendenti del ristorante “Mare Chiaro”– nel periodo compreso tra agosto e settembre 2016 – sarebbero state vittime di continue e reiterate minacce e atti persecutori (così da integrare il delitto di stalking).

In un tale contesto di condotte moleste e vessatorie, si inserirebbe dunque la richiesta rivolta a Quintana, a titolo di compendio estorsivo, di una somma di denaro per poter acquistare un furgone adibito al trasporto di prodotti ittici. Il monitoraggio dell’utenza telefonica intestata ed in uso a Marco Barba avrebbero inoltre permesso di acclarare il potenziale bellico a sua disposizione.

I Carabinieri della Compagnia di Gallipoli, nel corso di due perquisizioni datate 20 e 27 Settembre 2016, hanno rinvenuto rispettivamente due pistole con proiettili dello stesso calibro di quelli inviati alle vittime, e ben otto ordigni esplosivi artigianali. Non solo, poiché nonostante fosse ristretto agli arresti domiciliari, Marco Barba si sarebbe reso altresì responsabile del delitto di danneggiamento, seguito da incendio, nei confronti di un’autovettura parcheggiata nei pressi della propria abitazione.

In circa due ore di ascolto innanzi al al gip Simona Panzera, Marco Barba detto “Tannatu” ha respinto ogni accusa. Anzitutto la lettera indirizzata a Quintana  “corredata” da due proiettili cal.7,65 non l’avrebbe scritta, né tantomeno consegnata lui.  Per quanto dichiarato dallo stesso Barba, la grafia non sarebbe infatti la sua. Inoltre, le telefonate intercettate dagli inquirenti non dimostrerebbero un suo coinvolgimento nella vicenda.

Il 23 marzo prossimo è prevista la sentenza con rito abbreviato, per l’omicidio di Khalid Lagraidi. Nei giorni scorsi, dall’Aula Bunker di Borgo Nicola, il pubblico ministero Alessio Coccioli ha chiesto l’ergastolo per Marco Barba.

L’ex pentito è accusato di aver ammazzato a sangue freddo Khalid Lagraidi, l’ambulante marocchino “ritrovato” in un contenitore metallico, in contrada ‘Madonna del Carmine’, alla periferia di Gallipoli.

Risponde di omicidio volontario, aggravato dai motivi abietti e futili e dalla premeditazione. Non solo, anche di occultamento di cadavere (in concorso con la figlia Rosalba).



In questo articolo: