Morte pastore albanese, padre del presunto omicida condannato per simulazione di reato


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Arriva un primo verdetto sulla vicenda del pastore albanese, colpito a morte da un proiettile mentre accudiva il gregge.

Il giudice monocratico Stefano Sernia ha condannato il 72enne Angelo Roi, a dieci mesi di reclusione (pena sospesa) per simulazione di reato. Il Tribunale ha assolto l’imputato in merito all’accusa di favoreggiamento personale.

In precedenza, il pubblico ministero Carmen Ruggiero ha invocato la condanna a 2 anni di reclusione. Angelo Roi, padre di Giuseppe, secondo la Procura avrebbe presentato una falsa denuncia per sviare le indagini e allontanare i sospetti sul figlio. Infatti, i due Roi, il giorno dopo l’omicidio riferirono agli investigatori del furto di agnelli, per il pubblico ministero, al fine di fornire un movente all’omicidio: la reazione del pastore ai ladri. Sarebbe però emerso che la vittima non aveva nemici, né alcuna particolare frequentazione con pastori della zona, dunque, si sarebbe trattato di un depistaggio. Inoltre, come emerso durante le indagini, gli agnelli erano sempre stati 24 e non 45 come denunciato dai due, per giustificare la sottrazione degli ovini dopo il presunto furto. Inoltre, Il 72enne, avrebbe riferito agli inquirenti, di essere arrivato in campagna per portare il pranzo al pastore e di averlo trovato morto. E qui, si sarebbe tradito per la prima volta, poiché chiamando il 118, avrebbe detto che il giovane era morto “sparato”. In realtà nessuno sapeva, in quel momento, che fosse stato colpito da un proiettile.

Invece, il difensore dell’imputato, l’avvocato Denise Berio ha sostenuto che l’uomo non ha illegittimamente presentato denuncia e non intendeva creare un intralcio alle indagini.  Ad ogni modo, una volta depositate le motivazioni (entro novanta giorni) la difesa presenterà Appello.

L’altro processo

Il pubblico ministero Carmen Ruggiero ha chiesto in aula, nei mesi scorsi, nel corso del dibattimento, la riqualificazione del reato di omicidio colposo, in omicidio volontario con dolo eventuale.

Adesso, dunque, si ripartirà daccapo. Il pm dovrà riformulare l’accusa e chiedere il rinvio a giudizio, con la nuova imputazione. Il processo, nel caso in cui venisse accolta l’istanza dal gip, si celebrerebbe dinanzi ai giudici della Corte di Assise. La difesa dell’imputato, Giuseppe Roi, 34enne di Leverano, potrà ad ogni modo chiedere il giudizio abbreviato.

Occorre ricordare che il collegio difensivo, fin da subito, fece riferimento agli esiti degli accertamenti balistici e chiese la riqualificazione del reato in omicidio colposo. L’istanza venne accolta dai giudici del Riesame e poi dal pubblico Giuseppe Capoccia ed infine dal gip al termine dell’udienza preliminare.

Il collegio difensivo

Giuseppe Roi è difeso dagli avvocati Francesca Conte e Giuseppe Romano. I familiari di Qamil Hyraj, invece, sono assistiti dall’avvocato Ladislao Massari.

L’inchiesta

Ricordiamo che, il 6 aprile del 2014, nelle campagne fra Torre Lapillo e Torre Castiglione, fu ritrovato il cadavere di un giovane pastore albanese, Qamil Hyraj. Il 24enne era stato ‘freddato’ da un unico colpo di pistola sparato in fronte, da una distanza ravvicinata.

Sette mesi dopo, a finire nei guai, è stato il suo datore di lavoro e amico, Giuseppe Roi, arrestato dai carabinieri. Il primo colpo come rivelato dai rilievi balistici effettuati avrebbe trapassato l’elettrodomestico da parte a parte richiamando “l’attenzione” di Hyraj che in quel momento stava guardando il gregge. Il ragazzo si sarebbe voltato ed è lì che sarebbe stato raggiunto da un secondo colpo.