Pastore albanese colpito da un proiettile: la Procura “accusa” il datore di lavoro di omicidio volontario

Il pm Carmen Ruggiero ha chiesto, nel corso del dibattimento, la riqualificazione del reato di omicidio colposo, in omicidio volontario con dolo eventuale.

Nuovi sorprendenti sviluppi nel corso del processo sulla morte del pastore albanese, attinto da un proiettile mentre accudiva il gregge. Il pm Carmen Ruggiero ha chiesto, ieri mattina, in aula nel corso del dibattimento, la riqualificazione del reato di omicidio colposo, in omicidio volontario con dolo eventuale.

Adesso, dunque, si ripartirà daccapo. Il pm dovrà riformulare l’accusa e chiedere il rinvio a giudizio, con la nuova imputazione o in alternativa invocare il giudizio immediato, bypassando l’udienza preliminare. Il processo, nel caso in cui venisse accolta l’istanza dal gip, si celebrerebbe dinanzi ai giudici della Corte di Assise.

La difesa dell’imputato Giuseppe Roi, 34enne di Leverano, potrà ad ogni modo chiedere il giudizio abbreviato. Invece, per il 72enne Angelo Roi, padre di Giuseppe, accusato di simulazione di reato e favoreggiamento personale, il processo continuerà dinanzi al giudice monocratico Stefano Sernia.

Occorre ricordare che il collegio difensivo, fin da subito, fece riferimento agli esiti degli accertamenti balistici degli specialisti del Sis e chiesero la riqualificazione del reato da omicidio volontario in colposo. L’istanza venne accolta dai giudici del Riesame e poi dal pm Giuseppe Capoccia ed infine dal gip al termine dell’udienza preliminare.

Ieri, come detto, nel corso del dibattimento la Procura ha ritenuto di riformulare l’accusa di omicidio volontario.

Giuseppe Roi è difeso dagli avvocati Francesca Conte e Giuseppe Romano. I familiari di Qamil Hyraj, invece, sono assistiti dall’avvocato Ladislao Massari.

L’inchiesta

Ricordiamo che, il 6 aprile del 2015, nelle campagne fra Torre Lapillo e Torre Castiglione, fu ritrovato il cadavere di un giovane pastore albanese, Qamil Hyraj. Il 24enne era stato ‘freddato’ da un unico colpo di pistola sparato in fronte, da una distanza ravvicinata.

Sette mesi dopo, a finire nei guai, è stato il suo datore di lavoro e amico, Giuseppe Roi. Il primo colpo come rivelato dai rilievi balistici effettuati avrebbe trapassato l’elettrodomestico da parte a parte richiamando “l’attenzione” di Hyraj che in quel momento stava guardando il gregge. Il ragazzo si sarebbe voltato ed è lì che sarebbe stato raggiunto da un secondo colpo.

Fu anche battuta la pista del furto di agnelli, raccontata da Angelo Roi molto probabilmente per nascondere la verità a tragedia avvenuta e fatta per allontanare i sospetti sul figlio è apparsa fin dai primi istanti poco “plausibile”. Determinante comunque è stata la testimonianza di un altro pastore che avrebbe raccontato ai militari dell’abitudine di Giuseppe Roi di sparare contro bersagli a caso, come un bidone bianco sparito ma di cui è stata trovata traccia all’interno della masseria.



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