Giovane di Melissano morì dopo caduta in scooter su una strada dissestata: a processo due persone


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Sedicenne morì a seguito d'incidente stradale in scooter su di una strada provinciale "rattoppata" con l'asfalto ed oggi due persone sono finite sotto processo. Il gup Stefano Sernia ha rinviato a giudizio Luigi Donno, 77 anni, di Racale, proprietario del terreno confinante con il manto stradale e Cosimo Stefanì, 64 anni, di Gallipoli, capo-cantoniere sorvegliante IV gruppo Nord/Sud. Il giudice ha disposto il non doversi procedere "perché il fatto non costituisce reato", nei confronti di Ottavio Vadruccio, 55 anni, di Nociglia, capo squadra con funzioni di supporto alla sorveglianza del IV gruppo Nord e il geometra Franco Barriera, 55 anni, di Lequile, funzionario-preposto alla manutenzione IV gruppo Nord.

La vittima è Francesco Brandolino, il 16enne di Melissano deceduto il 28 ottobre di un anno fa, dopo la caduta a bordo di uno scooter sulla provinciale Gallipoli-Mancaversa. La nonna materna del ragazzo si è costituita parte civile con gli avvocati Massimo Fasano e Antonio Nassisi, chiedendo un complessivo risarcimento di 140.000 euro. I genitori e i fratelli, invece, agiranno in sede civile. Il processo si aprirà il 24 febbraio dinanzi al giudice monocratico Sergio Tosi della prima sezione penale.

La causa dell'incidente, come confermato dalla sentenza del dr. Stefano Sernia, è stata individuata in un avvallamento del manto stradale, provocato dall'estendersi sotterraneo delle radici di un albero. I quattro indagati rispondevano di omicidio colposo in concorso; l'inchiesta  aperta dal sostituto procuratore Donatina Buffelli ( sostituita in udienza dalla sr. ssa Maria Rosaria Micucci) individuava responsabilità di tipo "omissivo" per non avere rimosso il pericolo causata dalla suddetta deformazione.

Gli avvocati Luigi Corvaglia, per Ottavio Vadruccio e Francesco Spagnolo, legale di Franco Barriera hanno chiesto il proscioglimento dall'accusa dei propri assistiti, presentando una tesi difensiva poi accolta dal giudice. La responsabilità di Barriera sarebbe sorta, solo se gli fosse stata effettivamente comunicata una situazione di "pericolo", per la quale intervenire. Non risulta agli atti, però, alcuna segnalazione, la quale provi che ciò avvenne. Riguardo la posizione di Vadruccio, egli come capo-squadra aveva soltanto mansioni di supporto al capo-cantoniere.

Inoltre, non gli erano mai stati affidati compiti di vigilanza in quel tratto di strada, nel quale si verificò l’incidente. Luigi Donno, invece, titolare del terreno confinante con il manto stradale, aveva il dovere di segnalare alla Provincia, Ente proprietario della strada, la situazione di pericolo; anche per un "obbligo di diligente cura delle cose che si hanno in custodia". Invece, Cosimo Stefanì, capo-cantoniere sorvegliante IV gruppo Nord/Sud è stato rinviato a giudizio per omissione di segnalazione, visto i compito di controllo sulla condizione della strada, di cui era investito.

L'inchiesta scattò, dopo la denuncia dei legali della famiglia di Brandolino che sollevarono dubbi in merito alle condizioni di quel tratto di strada provinciale. L’iscrizione nel registro degli indagati delle quattro persone, per le quali il pm aveva chiesto il rinvio a giudizio, arrivò dopo il deposito della consulenza a firma dell’ingegnere Angelo Nocioni. Egli ravvisò “responsabilità a carico dell’ente provinciale per la cattiva manutenzione della strada dove si verificò l’incidente”.

La Provincia, secondo l'accusa, sarebbe intervenuta limitandosi a rattoppare il manto stradale con delle pezze di asfalto, senza neanche provvedere ad  installare un apposito cartello stradale.Il giudice ha trasmesso gli atti alla Procura, per ravvisare eventuali negligenze dei vertici provinciali. Potrebbero emergere responsabilità dell'Ente, in merito alla mancata indicazione nella bozza di bilancio, di adeguati stanziamenti alle opere di manutenzione.