Sono stati ascoltati nella giornata di venerdì 28 febbraio altri arrestati nell’inchiesta “Final Blow“. Dinanzi al gip Simona Panzera sono comparsi per l’interrogatorio di garanzia dal carcere di Lecce: Angelo Brai, 47 anni, di Merine e Marco Penza, 37 anni, di Lecce. Il primo ha chiarito gli addebiti, negando un incontro con Stefano Monaco che gli veniva contestato nell’ordinanza.
Marco Penza ha rilasciato spontanee dichiarazioni negando il coinvolgimento nell’inchiesta del fratello Vito Penza, 34 anni, di Lecce. Invece, si è avvalso della facoltà di non rispondere, Antonio Pepe, 59 anni, di Lecce, detto Totti, considerato un personaggio di spicco del clan. Stesso discorso per: Stefano Garrisi, 32 anni, di Caprarica di Lecce; Raffaela Lo Deserto, 54enne di Leverano Vito Manzari, 61 anni, di Lecce; Gianluca Negro, 35 anni, di Surbo; Gianluca Palazzo, 45 anni, di Lecce; Shkelzen Pronjaj, 35 anni, albanese, residente a Lizzanello; Gabriele Russo, 28 anni, di Galatone; Guerino Russo, 49 anni, di Galatone.
Anche Roberto Patera, 41 anni di Nardò ha risposto al giudice, fornendo la propria versione dei fatti.
Sono difesi dagli avvocati: Raffaele Benfatto, Pantaleo Cannoletta, Benedetto Scippa, Francesco Calabro, Tommaso Stefanizzo, Silvio Verri, Roberto De Mitri Aymone, Massimo Muci, Donata Perrone.
Gli interrogatori in carcere continueranno anche nella giornata di sabato 29 febbraio.
Gli arrestati, complessivamente sessantotto, rispondono a vario titolo, di: associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, violazione della legge sulle armi, associazione finalizzata al traffico di droga e esercizio aggravato e partecipazione al gioco d’azzardo.
Gli arresti hanno riguardato i clan leccesi Pepe e Briganti, ma non solo. L’operazione investigativa ha interessato anche le aree del Nord Salento e di Nardò e Galatone.
Altri dodici erano stati ascoltati in carcere venerdì 27 febbraio: in due avevano chiarito, gli altri avevano preferito non rispondere.