Una lettera recapitata all’avvocato della mamma del giovane di Taviano, scomparso 26 anni fa, in cui il killer reo confesso chiede perdono e ricostruisce con dovizia di particolari, le fasi del presunto omicidio.
Il 50enne Angelo Salvatore Vacca, un ergastolano originario di Racale, ha infatti scritto la missiva, indirizzata alla madre (ma anche al fratello ed alle due sorelle) di Claudio Giorgino, di cui si erano perse le tracce il 24 agosto del 1994.
A fare luce sulla sua scomparsa, circa un anno fa, fu proprio Vacca che accompagnò i carabinieri del Nucleo Investigativo di Lecce nei pressi di un pozzo dove furono rinvenute alcuni resti di ossa, nelle campagne di Matino in località “Lazzarello”. Secondo l’ergastolano, quelle ossa appartenevano a Giorgino. Il giovane sarebbe stato freddato a colpi di pistola dallo stesso Vacca. Questi deve intanto scontare in carcere, la condanna in via definitiva per l’omicidio di Luciano Stefanelli, il presunto boss emergente ucciso a colpi di kalashnikov, nel centro di Taviano, nel mese di luglio del 1995. E lo scorso anno incontrò il procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi, che coordina le indagini, per confessare l’omicidio di Giorgino.
In queste ore, l’ergastolano ha voluto scrivere una lettera alla madre dell’allora 30enne tavianese e fatta recapitare all’avvocato Biagio Palamà, legale della famiglia, per ribadire il proprio pentimento su quanto accaduto e per spiegare il movente del fatto di sangue e ricostruire la dinamica.
Vacca, scrivendo all’anziana madre dello scomparso, oggi 92enne, sottolinea di volersi togliere un peso dalla coscienza e di assumersi le proprie responsabilità. Inoltre, dichiara di essersi avvicinato alla fede e si immedesima nella sofferenza e nel dolore della madre di Claudio Giorgino, pur consapevole dell’impossibilità di perdonare chi ha ammazzato il proprio figlio.
Nella lettera, Vacca riferisce poi di sentirsi in dovere di informare la famiglia su ciò che accade quel tragico giorno di 26 anni fa. E afferma che Giorgino si sarebbe presentato da lui con 600 grammi di cocaina, che appartenevano, secondo lui, a Luciano Stefanelli. E quest’ultimo, notiziario di ciò, voleva incontrare il giovane per un chiarimento e fissò il luogo dell’incontro, anche se Vacca si era raccomandato di non fargli del male visto che erano amici e di punirlo al massimo con dei ceffoni.
Qualcosa però andò storto. Vacca, temendo che la situazione potesse degenerare era arrivato armato all’appuntamento, in attesa dell’arrivo di Stefanelli, con un paio di pistole. Giorgino se ne accorse e spaventato gli sarebbe saltato addosso, stringendoli la gola con le mani e tentò di toglierli l’arma. A quel punto sarebbe partito il colpo di pistola. Un tentativo di difesa, secondo l’ergastolano, costato caro al trentenne.
Angelo Salvatore Vacca è assistito dall’avvocato Francesco Fasano. L’ergastolano è accusato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e di occultamento di cadavere.
Ricordiamo che nei mesi scorsi, Il procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi ha conferito l’incarico per l’esame autoptico al medico legale Alberto Tortorella ed al professore Francesco Introna, direttore dell’Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari. L’autopsia non è stata in grado di confermare se le ossa ritrovate appartenessero a Giorgino, poiche quei resti sono risultati troppo datati.