Una busta chiusa, di colore giallo, riportante l’acronimo «S.P.M.» [Sue proprie mani]. Dentro una lettera contenente alcune minacce, pesantissime: «Ti avevamo detto di non tornare a Carditello altrimenti saresti morto». In fondo al testo il disegno di una croce. Nel mirino, ancora una volta, l’ex ministro dei Beni culturali, Massimo Bray. Già, perché non è la prima volta che il politico salentino, sotto scorta da circa un anno, riceve avvertimenti ed intimidazioni di questo tipo (l’ultimo a febbraio quando un’altra missiva era stata recapitata nella sede del quotidiano napoletano Il Mattino) a causa del suo impegno per strappare la splendida reggia borbonica allo stato di abbandono e incuria in cui versa.
La busta è stata ritrovata in una delle sale della residenza di caccia abbandonata. Una scelta non casuale visto che l'ex responsabile del Mibact, in visita nell’ex fattoria borbonica di Carditello, nelle campagne di San Tammaro, sito museale che proprio l’ex esponente del governo Letta strappò alla vendita all’asta per farlo acquisire al patrimonio dello Stato, era impegnato in un'intervista con una giornalista di Rai News 24, alla vigilia della visita del Ministro, Dario Franceschini atteso per lunedì per la firma del protocollo di gestione del bene. Proprio il successore di Bray al Mibact è intervenuto sulla vicenda con un tweet. «Solidarietà a Massimo Bray. Le minacce sono a vuoto: il suo lavoro va avanti e lunedì firmo a Carditello la nascita della Fondazione».
Bray, attuale direttore editoriale dell’Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, è stato da sempre legato a Carditello come è forte legame con Tommaso Cestrone il volontario che vegliava sul bene per impedire nuovi furti e razzie, morto prematuramente la notte di natale, stroncato da un infarto a soli 48anni. Nelle ore precedenti al suo arrivo aveva postato su Twitter una foto con la reggia impacchettata per la messa in sicurezza e ristrutturazione avviata a dicembre: “I lavori sono iniziati. I nostri sforzi sono stati premiati. #laculturachevince”, aveva cinguettato l’ex Ministro.