Il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio di otto "camici bianchi" dell'Ospedale "Ferrari" di Casarano, ma il gup Stefano Sernia ha disposto il non luogo a procedere per uno di essi.
Si tratta del medico curante del 16enne Giuseppe Orlando di Taurisano.
Per gli altri sette imputati, accusati di omicidio colposo, sono state disposte nuove indagini; ovvero, la guardia medica, due rianimatori, un medico internista, un medico dell'ambulanza e altri medici del reparto.
Invece i difensori hanno chiesto il proscioglimento dall'accusa dei propri assistiti. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Ester Nemola, Andrea Rosafio, Luigi Potenza, Stefano Orlando, Mauro Marsano, Massimo Manera e Giovanni Bellisario.
In particolare l'avvocato Nemola ha chiesto l'acquisizione della documentazione che dimostrerebbe come la Tac non funzionasse e non esistesse il reparto di neurochirurgia ed il servizio di reperibilità per la risonanza magnetica (per questo il ritardo accumulato) presso il Ferrari di Casarano.
Il difensore ha anche chiesto l'acquisizione delle registrazioni telefoniche (istanza accolta dal giudice) che attesterebbero come dall'ospedale di Casarano avessero avvisato il reparto di Lecce che la Tac non funzionasse. La prossima udienza è stata fissata in data 11 ottobre e il giudice deciderà se i "camici bianchi" debbano finire sotto processo o essere assolti.
Le indagini, coordinate dal pubblico ministero Roberta Licci, titolare dell'inchiesta, presero avvio da una denuncia dei genitori di Giuseppe Orlando, difesi dall'avvocato Massimo Fasano.
Il papà e la mamma del ragazzo sostenevano di avere chiesto il ricovero del figlio in ospedale, direttamente a Lecce. Il ragazzo soffriva di un "idrocefalo post meningeo" ed era portatore fin dal primo anno di età del cosiddetto "acquedotto di Silvio", una "derivazione ventricolo peritoneale".
Secondo la Procura un primo medico, dopo averlo visitato la mattina del 16 ottobre del 2014 presso l'abitazione del ragazzo, gli avrebbe prescritto semplicemente una fiala di Plasil e alcuni accertamenti senza specificarne la priorità e l'urgenza. Anche il medico di guardia, intervenuto poco dopo la mezzanotte del giorno successivo, avrebbe sottovalutato alcuni "segnali; Giuseppe Orlando aveva nausea, cefalea e tremori, ma pur sapendo anche della malattia di cui soffriva, il medico si sarebbe limitato ad un'iniezione di Plasil e a "raccomandare" l'assunzione di molta acqua.
Qualche ora dopo, poiché le condizioni di Orlando andavano peggiorando, sarebbe intervenuta un’ambulanza del 118. Il medico che lo visitò (anch'egli al corrente della patologia del ragazzo) avrebbe però sbagliato diagnosi, ordinando il ricovero presso il "Ferrari" di Casarano, invece che al "Fazzi" di Lecce, dotato del reparto di Neurochirurgia.
Anche gli altri medici che lo avrebbero successivamente avuto in cura presso l'ospedale di Casarano, non avrebbero agito nella giusta direzione; difatti, Orlando fu sottoposto ad una puntura lombare presso il reparto di Rianimazione.
Questa procedura sarebbe controindicata in presenza di "ipertensione endocranica ingravescente" e il quadro clinico del ragazzo sarebbe così ulteriormente peggiorato, favorendo "l'incuneamento delle tonsille cerbellari". Questo aspetto sarebbe emerso anche dalla risonanza magnetica eseguita, secondo l'accusa, con grave ritardo. Poche ore dopo Giuseppe Orlando moriva a Lecce.
Una volta avvenuto il decesso del figlio, i genitori hanno dato il loro consenso all’espianto degli organi, eseguito dal gruppo di medici guidato dal dottor Filippo De Rosa.
La vicenda destò molta commozione; tutti ricorderanno come la città di Taurisano si sia stretta attorno alla famiglia di Giuseppe Orlando, organizzando una fiaccolata per le vie del paese.