La Procura ha chiuso l'inchiesta sulla morte del ciclista Franco Amati. Il 34enne di Squinzano, Andrea Taurino è indagato per omicidio volontario aggravato dall'uso di sostanze stupefacenti, lesioni personali aggravate, omissione di soccorso e resistenza a pubblico ufficiale. Non solo, al termine delle indagini preliminari, Taurino risponde anche di riciclaggio, con riferimento alla macchina, poi risultata rubata.
Dopo la consulenza sul tratto stradale "incriminato", depositata dall'ingegnere Lelly Napoli, il pubblico ministero Giovanni Gagliotta ha avuto un quadro completo delle indagini, procedendo con la chiusura dell'inchiesta. La consulenza tossicologica sui campioni di sangue, invece, aveva rivelato tracce di oppiacei e di cannabinoidi.
Intanto, l'indagato resta in carcere. Ricordiamo che il Tribunale del Riesame ha rigettato la richiesta della difesa di annullamento dell'ordinanza emessa dal gip. Nessuna scarcerazione, né tantomeno la derubricazione del reato di omicidio volontario in colposo.
Il difensore del 34enne di Squinzano, l'avvocato Antonio Savoia aveva chiesto l'annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari. Il legale ha sostenuto l'insussistenza della volontarietà nel gesto di Taurino, chiedendo che venga riconosciuta l'ipotesi di reato di omicidio colposo. In ogni caso, il legale ha già presentato ricorsoin Cassazione e la discussione è fissata per il 15 luglio.
Secondo l'accusa, Andrea Taurino, il 22 gennaio scorso sulla strada Squinzano-Casalabate avrebbe investito deliberatamente Franco Amati, pasticcere 67enne di Lecce poi deceduto e l'amico Ugo Romano 62enne leccese, ferito gravemente. I familiari di Amati sono assistiti dall'avvocato Diego De Cillis.
Nel corso dell'udienza di convalida, Taurino aveva ammesso di fare largo uso di sostanze stupefacenti ed aveva chiesto scusa ai familiari del ciclista. Successivamente, il gip Cinzia Vergine aveva convalidato l'arresto e disposto la misura cautelare del carcere, illustrando i motivi di questa "tesi" nell'ordinanza.
Il giudice ha tenuto innanzitutto conto dell'ammissione di Taurino di aver assunto, fumandola, circa un grammo e mezzo di eroina, la mattina della tragedia.
Il gup afferma «Pur dunque in assenza di una spiegazione logica della condotta di guida dissennata del Taurino, si deve in questa sede propendere per la volontarietà della stessa, determinata da una rapida sterzata, che, forse, può affondare le sue ragioni solo nella precedente importante assunzione di sostanze stupefacenti del tipo eroina nella alterazione nella percezione della realtà alla stessa forse conseguente» .
ll giudice inoltre, ritiene inattendibile la ricostruzione della dinamica dei fatti fornita da Taurino, quando dice di essersi messo in macchina per andare a raccogliere le olive nei campi e dopo averle "racimolate", di essersi diretto verso casa. Durante il tragitto, lungo il quale "incrociava" i due ciclisti, si ricordava di avere dimenticato in campagna il mastello con il raccolto e decideva perciò di tornare indietro, andando incidentalmente a collidere con loro, senza che ci fosse stato alcuno screzio precedente. Questa "distrazione" sarebbe da ricollegare al suo interesse ad ispezionare visivamente la campagna in cerca di frutti abbandonati dai proprietari.
Di verso opposto la versione fornita dal ciclista "sopravvissuto", Ugo Romano che ha affermato come «all'improvviso l'abbiamo visto a distanza venire verso di noi (nella sua corsia). A circa 6-7 metri da noi, di scatto ha invaso la nostra corsia di marcia investendoci volontariamente con il suo lato anteriore sinistro, ha colpito prima il mio amico e dopo me che percorrevo la via "a ruota" (dietro il mio amico). Preciso che noi percorrevamo la nostra corsia (uno dietro l'altro) sul margine sinistro (quindi lontani dal centro della carreggiata che comprende le due corsie opposte senza striscia».