Omicidio Bianco: la Corte di Assise condanna Antonio Zacheo a 30 anni con il rito abbreviato


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Avrebbe ammazzato con un colpo di pistola, l'imprenditore edile Massimo Bianco ed è arrivata una condanna a 30 anni di reclusione con il rito abbreviato (consente di ottenere lo sconto di un terzo della pena), per il 29enne originario di Maglie ma residente a Martano, Antonio Zacheo. Nel primo pomeriggio di oggi, i giudici della Corte di Assise di Lecce presieduta da Roberto Tanisi (a latere Pasquale Sansonetti e Giudici Popolari) hanno emesso la sentenza, dopo una lunga camera di consiglio. Nell'udienza scorsa, invece, si era tenuta la discussione in aula. Al termine di un lunga e dettagliata requisitoria, il procuratore aggiunto Antonio De Donno aveva invocato anch'egli una condanna a 30 anni per Zacheo, con le accuse di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi, in concorso con Antonio Gabrieli, (condannato a 30 anni di reclusione, nel processo in abbreviato); occultamento di cadavere in concorso e utilizzo improprio d’arma da fuoco. Il pubblico ministero De Donno aveva anzitutto ricostruito la dinamica dell'omicidio. Zacheo, Gabrieli e Bianco avrebbero pranzato in un locale di San Foca e poi avrebbero svoltato per Carpignano Salentino, come testimoniato da un carabiniere in borghese. Quest'ultimo ha dichiarato di avere visto i due (con Gabrieli che guidava e Zacheo posizionato dietro) che facevano scivolare qualcosa e li ha superati; a quel punto l'auto girava, poiché, Zacheo e Gabrieli si erano insospettiti e decisero di anticipare i tempi e di abbandonare subito il cadavere di Bianco. Il procuratore aggiunto sottolinea poi la premeditazione dell'azione. Zacheo avrebbe nascosto in una cartelletta una bottiglietta con dentro la benzina. Infatti, Bianco venne ammazzato in macchina e poi il suo corpo bruciato in campagna. Riguardo, infine, al movente, il pm De Donno ha affermato che c'erano certamente dei contrasti di natura economica sulla gestione dell'azienda, all'interno della quale ‘Bianco voleva fare la parte del leone’. Riguardo ai futili motivi, difatti, il pm ritiene che ‘un semplice astio tra due persone non è da ritenersi una ragione proporzionata alla gravità del fatto commesso’.

Subito dopo, sempre nella scorsa udienza, vi era stata la requisitoria degli avvocati di parte civile. In particolare, l'avvocato Giancarlo Dei Lazzaretti ( egli difende  la mamma e la sorella di Bianco, mentre l'avvocato Cosimo Rampino,  la moglie e i due figli della vittima) aveva messo in evidenza una particolare circostanza. L'imputato, sentito dagli inquirenti, riferì di avere chiesto ad un amico ‘notizie’ di Bianco non avendone da alcune ore, il quale affermò che gli sembrò di averlo visto (in realtà la descrizione non corrispose, ad esempio nell'abbigliamento, a quella di Bianco). Inoltre la stessa persona, disse di avere trovato la mattina seguente, una telefonata dell'imputato sul suo cellulare, risalente alle ore 7; egli lo avrebbe poi richiamato intorno alle 13 e Zacheo gli avrebbe riferito di averlo contattato per riferirgli della scomparsa di Bianco. Questa circostanza rivelerebbe però un'incongruenza poiché Zacheo avrebbe avuto ufficialmente quella notizia dalla moglie di Bianco, ma alle ore 8:30.
 
Infine hanno preso la parola i difensori di Zacheo,  gli avvocati Enrico Grosso del Foro di Torino e Salvatore Maggio di quello di Taranto (egli era inizialmente difeso dall'avvocato Angelo Pallara, prematuramente scomparso). La difesa ha contestato come le macchie di sangue ritrovate nell'auto in cui fu ammazzato Bianco, fossero poche per poter avanzare un ipotesi di omicidio perpetrato con un'arma da fuoco. Stesso discorso, secondo la difesa, per le tracce di polvere da sparo. Il pm, nella replica odierna prima della decisione dei giudici, ha ritenuto che l'ipotesi difensiva riguardante le gocce di sangue fosse da confutare, anche perché a suo tempo, venne effettuata una perizia che non venne mai contestata. Invece, riguardo le tracce di polvere da sparo, esse si sarebbero potute in parte volatilizzare, poiché il finestrino della macchina era rimasto aperto. Ricordiamo che il corpo semi-carbonizzato di Bianco, fu ritrovato il 29 giugno di due anni fa, in una località di campagna tra Martano e Carpignano Salentino. Grazie agli accertamenti sui tabulati telefonici ed alle dichiarazioni di amici e conoscenti e del carabiniere, si risalì ai due  imputati.