Operazione Diarchia, il Riesame rigetta la richiesta di scarcerazione per Caraccio e altri tre indagati


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Il Riesame conferma le misure cautelari stabilite dal Gip per quattro indagati, nell'inchiesta "Diarchia" sui traffici illeciti del gruppo Montedoro, anzitutto per Ivan Caraccio, 30enne di Casarano, che resta detenuto presso il carcere di Borgo San Nicola. Il suo legale Walter Zappatore ha impugnato l'ordinanza del gip Alcide Maritati che aveva convalidato il fermo e disposto la misura carceraria. Il Tribunale del Riesame ( Presidente Maria Pia Verderosa, relatore Antonio Gatto e a latere Anna Paola Capano) ha rigettato l'istanza della difesa.

I Carabinieri arrestarono Caraccio pochi giorni prima del blitz "Diarchia" per detenzione di sostanze stupefacenti, al fine di di "salvargli la vita". Infatti il 30enne casaranese, reo di non aver rispettato la regola fondamentale del silenzio, per il clan Montedoro doveva ‘sparire’. Carraccio risponde dei reati di Associazione mafiosa e Associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti.

I giudici del Riesame hanno rigettato anche il ricorso della difesa per Salvatore Carmelo Crusafio, 42enne di Matino, assistito dall'avvocato Mario Coppola. L'indagato risponde del reato di furto aggravato per due "spaccate" agli sportelli bancomat, ricettazione e porto abusivo di arma da fuoco.

Ricorso rigettato anche Sabin Braho, 34enne di nazionalità albanese ma residente a Brindisi, assistito dall'avvocato Elvia Belmonte. L'uomo è accusato di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.

Riguardo la posizione di Domiria Lucia Marsano, invece, il gip non aveva convalidato il fermo per mancanza del "pericolo di fuga". Il giudice aveva comunque disposto la misura carceraria in virtù di "gravi indizi di colpevolezza". I difensori  Luigi  Rella, e Andrea Stefanelli hanno impugnato l'ordinanza, ma il Riesame anche in questo caso, ha rigettato l'istanza. La Marsano risponde di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.
 
Ricordiamo infine, che la Procura,  martedì 5 luglio, conferirà l'incarico a tre periti informatici per la trascrizione delle intercettazioni telefoniche. Si tratta di un accertamento tecnico irripetibile, riguardante l'estrapolazione dei dati contenuti nei telefoni cellulari e computer, sequestrati agli indagati.