“Final Blow”, le estorsioni agli imprenditori e la vendita di droga per soddisfare i “vizi” del clan


Condividi su

Una sequela di estorsioni ai danni di imprenditori di Lecce e Provincia, emergono nella corposa ordinanza di misura cautelare relativa all’inchiesta Final Blow.

“Totti” Pepe e Valentino Nobile avrebbero riscosso mensilmente somme di denaro da un imprenditore per consentirgli di svolgere attività di prostituzione, all’interno di un b&b leccese.

Invece, Stefano Castrignanò è ritenuto responsabile della richiesta di denaro di 10mila euro al titolare del Cin Cin Bar di piazza Sant’Oronzo (oramai chiuso). Difatti, il 4 dicembre del 2017, si recò presso l’esercizio commerciale. Dopo aver bevuto un succo di frutta, Castrignanò si sarebbe allontanato con il titolare, affermando “C’è un problema, mi devi dare 10mila euro altrimenti ti facciamo saltare tutto in aria”. Successivamente, dalla visione delle telecamere di videosorveglianza, gli inquirenti identificarono l’estorsore.

E poi c’è la richiesta di Manuel Gigante al titolare di una discoteca del magliese, di ingressi gratuiti e consumazioni gratis, in occasione di una speciale ricorrenza.

Inoltre, dalle indagini sarebbe emerso il controllo dell’attività di alcuni ambulanti del mercato di Piazza Libertini. Manuel Gigante coadiuvato da Andrea Cafiero avrebbe imposto le postazioni; riscosso il “punto” per conto del clan e gestito anche sotto falso nome le licenze degli ambulanti.

Vizi e sfizi di famiglia

Un ampio capitolo dell’ordinanza a firma del gip Simona Panzera è dedicato a vizi e sfizi del clan.

Da alcune intercettazioni in carcere tra Marco Pepe ed i familiari sarebbe emerso che dalla gestione degli stupefacenti “Totti” Pepe otteneva ingenti guadagni che servivano, tra le altre cose, a soddisfare i capricci personali di membri della famiglia. Per esempio, il giro in limousine per il nipote assieme agli amichetti, per festeggiare il compleanno. Non solo, anche capi di abbigliamento costosi per sé e il figlio detenuto.

E naturalmente venivano accontentate anche la moglie Anna Lo Deserto e la figlia Pamela, con regali costosi.

Nel provvedimento del gip, vengono svelati anche i vizi del clan. Infatti, le indagini hanno evidenziato l’assidua frequentazione della sala Bingo di lecce, da parte di “Totti” Pepe e i suoi familiari. E soprattutto le minacce al Direttore, per alterare i giochi e vincere cospicue somme di denaro.

Ecco alcune conversazioni intercettate nella sala colloqui del carcere, tra Marco e “Totti” Pepe, Anna Lo Deserto e Pamela Pepe.

Anna: “Abbiamo fatto il One martedì di 2.200 euro”

Antonio Pepe: “Happy non ONE”

Anna : “Happy… e poi io ho fatto il BRONZO”

Antonio: Hai visto come mi saluta… il Direttore viene e mi dà la mano. E continua, “l’altra sera andammo e gli dissi… martedì sono qua sai ? devo fare l’Happy… gli dissi… mi raccomando”.

Interviene Codere Italia gestore della Sala Bingo

Intanto da Codere Italia, società che gestiste la Sala Bingo di Lecce arriva una precisazione: “In merito agli articoli di stampa, che nel trattare dell’operazione “Final Blow”, parlano di trucchi per favorire vincite pilotate nel gioco del Bingo, Codere Italia – titolare della sala Bingo Ariston di Via Salvatore Trinchese a Lecce – dichiara la propria totale estraneità alla vicenda e precisa quanto segue: le estrazioni delle giocate Bingo (ordinarie o periodiche come il Bingo Happy) non possono essere in alcun modo pilotate. Si ricorda inoltre che le cartelle vendute sono valide solo per le partite a cui si riferiscono e diventano eventualmente vincenti durante le estrazioni che vengono effettuate in tempo reale ed alla presenza di tutti i clienti presenti in sala; i sistemi di controllo messi in atto da ADM-Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, attraverso il partner tecnologico SOGEI, monitorano costantemente le estrazioni dei numeri e certificano la legalità dell’offerta di gioco.

L’azienda esprime massima fiducia nell’operato del Direttore della sala e di tutti i dipendenti, che continuano a svolgere il loro lavoro in maniera professionale. Qualora se ne ravvisassero gli estremi, Codere Italia si riserva di intraprendere eventuali azioni legali”.