Operazione ‘Var Bay 2.0’, i pusher arrestati si difendono: ‘Vendevamo orologi e non droghe pesanti ai ragazzini’


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Si difendono dalle accuse, i quattro presunti pusher stranieri, arrestati con l’accusa di aver venduto droghe pesanti a giovanissimi consumatori.

Si tratta di Oumar Mbaye e Dembel Gadiaga, entrambi di 42 anni, originari del Senegal e volti già conosciuti alle Forze dell’Ordine. E ancora Lamin Ceesay, 20enne del Gambia e del connazionale Kebba Barrow, 24enne.

Gli arrestati hanno negato gli episodi di spaccio

I quattro sono comparsi in mattinata, presso il carcere di Borgo San Nicola, dinanzi al gip Simona Panzera per l’udienza di convalida.

Assistiti dall’avvocato Giampiero Tramacere (sostituiva la collega Maria Brigida Galati), gli arrestati hanno negato gli episodi di spaccio, sostenendo di essersi limitati a vendere orologi, poiché venditori ambulanti, forniti di apposita bancarella.

Al termine dell’interrogatorio, il gip dovrebbe comunque convalidare il fermo e confermare il carcere, in virtù dei gravi indizi di colpevolezza e in considerazione del fatto che i quattro presunti  pusher sono senza fissa dimora.

Le indagini

L’Operazione investigativa “Var Bay 2.0” è coordinata dal Sostituto Procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce Valeria Farina Valaori e condotta Carabinieri della Compagnia di Gallipoli.

Le indagini hanno permesso di documentare di individuare le potenziali piazze sul lungomare gallipolino, dove sono state installate le telecamere.

Documentate le cessioni, dalla cabina di regia, una vera e propria control room allestita in Caserma, venivano ‘allertati’ i militari in abiti civili presenti sul posto che, successivamente, fermavano gli acquirenti.