Si conclude con il patteggiamento della pena, la vicenda giudiziaria del sergente dell’Aeronautica finito in manette nel febbraio scorso, con l’accusa di violenza sessuale continuata. Riccardo Schiavoncini, 31enne di Giorgilorio, (frazione di Surbo), militare di stanza presso il 16° Stormo di Martina Franca, è stato condannato ad 1 anno ed 6 mesi dal gup Alcide Maritati. Il giudice ha dunque accolto l'istanza di patteggiamento avanzata dall’avvocato difensore Antonio Mazzeo che aveva concordato lo stesso numero di anni con il sostituto procuratore Maria Vallefuoco.
Lunedì scorso era stata presentata solamente la richiesta, mentre nella giornata odierna è arrivata la decisione del gup. Difatti, è possibile affermare che il patteggiamento è accolto soltanto quando il giudice, attraverso la sentenza, dispone l'applicazione della pena. Inoltre, il gup ha facoltà di ritenere congrua la pena (specificata nell'istanza avanzata sulla base dell'accordo tra l'avvocato ed il pm), così come di chiedere un nuovo conteggio degli anni.
Sempre oggi, si sono costituite parte civile sei delle persone offese, assistite tra gli altri dagli avvocati Silvio Giardiniero, Laura Bruno e Andrea Papa. I difensori si sono riservati la possibilità di chiedere il risarcimento del danno in sede civile.
La Procura contesta a Riccardo Schiavoncini, il reato di molestie sessuali, in seguito alla denuncia di una signora. Il sergente avrebbe, a partire dall'ottobre scorso, avvicinato nel centro di Lecce ben undici donne ; egli avrebbe cercato di "toccarle" nelle parti intime per poi allontanarsi a piedi con un passo tranquillo. Gli uomini della Squadra Mobile leccese riuscirono ad arrivare al 31enne surbino, grazie alle descrizioni fornite dalle vittime. Non solo,alcune telecamere di videosorveglianza del centro cittadino riuscirono ad immortalare il militare. Di particolare rilievo, un filmato che riprese Schiavoncini a bordo di una moto, dopo che l'uomo aveva palpeggiato una donna nei pressi della Questura.
Il sergente fu anche ascoltato dal gip Giovanni Gallo, nel corso dell’interrogatorio di garanzia susseguente al suo arresto. Egli ammise solo in parte le proprie responsabilità, ritenendosi protagonista soltanto di un paio di episodi.