«La pena stabilita tra le parti non appare congrua». Il Gip Vincenzo Brancato, come anticipato nel precedente articolo, ha rigettato la richiesta di patteggiamento, "concordato" tra le parti che era stato quantificato in 2 anni e 6 mesi per ciascuno degli indagati, con la sospensione condizionale della pena, perché entrambi infraventunenni ovvero di età compresa tra i 18 ed i 21 anni, dagli avvocati Massimo Bellini e Giovanni Gabellone, difensori rispettivamente di Riccardo Cassone ed Edoardo Tauro, con il pubblico ministero Angela Rotondano.
Il giudice ha motivato la decisione sottolineando come i due non meritino la concessione delle attenuanti generiche.
In merito all'accusa di atti persecutori, il gip specifica che si sono protratti per un anno e sono stati posti in essere fino alla data successiva al compimento, da parte degli indagati, di 21 anni.
Il giudice poi ritiene insussistente la presunta collaborazione mostrata in sede d'indagini, da parte dei due ragazzi che avrebbero ammesso la propria responsabilità per gli "ignobili e vili atti perpetrati dai medesimi" e ripresi dal famoso video divenuto virale su WhatsApp, ma non avrebbero potuto fare altrimenti, considerando che erano stati riconosciuti sia dalla vittima che dai carabinieri.
Inoltre, risulterebbero riconoscibili le loro voci, nel proferire frasi offensive del tipo "Fanne tie Riccardo….." oppure "puzza di urina". Anzi, a proposito del grave episodio di avere urinato sulle gambe e le scarpe del ragazzino, dopo averlo incatenato, Cassone avrebbe affermato " non mi ricordo, però, sinceramente non penso, la è una specie di bagno, quindi, c'è puzza…il gesto dell'urina non lo ricordo…si è liberato da solo…si e sfilato …". Invece, Tauro avrebbe dichiarato che erano stati loro stesso a liberarlo. Inoltre, lo stesso Tauro, sollecitato a dichiarare il nome dell'autore del filmato, " c'era tanta gente, c'erano più persone là dove era successo, …erano tanti…io non ricordo, sinceramente, perché è passato molto tempo".
Il giudice ritiene che i due ragazzi abbiano cercato di minimizzare i fatti, affermando che quanto contestatogli era sfornito di prova o addirittura falso e comunque frutto della reazione al fatto che il ragazzino "voleva stare sempre con loro che erano grandi, sicché per non essere infastiditi gli avevano fatto uno scherzo".
Il gip Brancato, aggiunge che "non hanno offerto alcun risarcimento, mostrando, ancora una volta, la più totale indifferenza, per l'enorme danno gratuitamente e meschinamente arrecato al minore".
Inoltre, secondo il giudice, sarebbe potute essere contestata agli indagati, anche le accuse di furto (o rapina) del telefono cellulare e la cessione di sostanza stupefacente (nel filmato i ragazzi sarebbero immortalati nell'atto di fumare uno spinello). Il giudice sottolinea, tra l'altro, che già il gip Cazzella, nell'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari aveva evidenziato che gli indagati avevano manifestato "un'attitudine ad episodi gravi di bullismo del tutto gratuiti, in virtù di un'indole aggressiva improntata a spregevole viltà nel prendere di mira soggetti più piccoli e più deboli, in condizioni d'inferiorità psico- fisica".
Adesso il gip rimette gli atti al pm, che dovrà riformulare le accuse, anche sulla base delle obiezioni mosse dal giudice.