“Mancano delle altre persone cui ne parlerò durante gli interrogatori, in quanto non citate“. È uno dei passaggi del memoriale, depositato dal nuovo collaboratore di giustizia Vincenzo Antonio Cianci, nel maxi processo “Contatto” sulle presunte collusioni tra mafia e politica a Sogliano Cavour.
Il neo pentito ha comunicato ufficialmente in aula, attraverso spontanee dichiarazioni, di avere presentato il suddetto documento, collegato in videoconferenza da una località segreta.
Nello specifico Vincenzo Cianci, assistito dall’avvocato Sergio Luceri, all’inizio del memoriale, afferma: “Voglio rimediare a tutti gli sbagli commessi nel mio precedente percorso di vita per cercare di avere una seconda possibilità futura migliore, lontano dall’illegalità assoluta. Dichiaro e ammetto di essere responsabile di tutti i capi di imputazione contestati essendo colpevole”. Successivamente ripercorre le tappe dell’inchiesta e si sofferma sul proprio ruolo all’interno della presunta associazione e sui legami con gli altri sodali. Cianci, in un altro passaggio del memoriale, “difende” alcuni imputati, affermando: ” spiego la non appartenenza all’associazione di Pica Marco, Vecchio Antonio, Magnolo Carmela, De Simone Paolo, Frassanito Rosario, Stampete Giuseppe, De Paolis Pantaleo”.
Il giudice, durante il collegamento in aula, ha chiesto a Cianci dei chiarimenti riguardanti determinate posizioni processuali. Alcune dichiarazioni sono state ritenute utilizzabili ai fini del processo, nonostante sia oramai terminato il dibattimento e la discussione in aula. In merito a questa questione, il collegio difensivo ha mosso però una serie di obiezioni.
Il processo si è chiuso con oltre cinquanta condanne. Il gup Antonia Martalò al termine del giudizio abbreviato, ha inflitto: 16 anni e 2 mesi per Vincenzo Antonio Cianci, 32enne di Sogliano Cavour, neo collaboratore di giustizia (chiesti 20 anni);
La Procura contesta a Cianci di avere ottenuto, grazie ad un’infiltrazione del suo clan nel tessuto socio economico del territorio galatinese, la “collaborazione” da parte di commercianti e imprenditori del posto. Questi ultimi riconoscevano al suo gruppo capacità delinquenziali non comuni e acconsentivano a soddisfare ogni tipo di richiesta. Come nel caso del titolare di un esercizio commerciale che aveva nascosto le armi del suo gruppo criminale, o del proprietario di un albergo in cui i “soglianesi” avevano tenuto nascosto il latitante Daniele De Matteis.
Sotto la lente d’ingrandimento della Procura, son poi finiti i rapporti di Cianci con un agente di polizia penitenziaria ( assolta), un carabiniere, un vigile urbano e l’ex assessore alle politiche sociali, Luciano Biagio Magnolo (sara giudicato con rito ordinario). Il politico soglianese è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa per aver versato somme di denaro per il sostentamento dei capi detenuti o promesso posti di lavoro agli affiliati del clan in carcere, permettendogli così di ottenere dei benefici.
Il gruppo aveva le mani praticamente ovunque: dal traffico di droga alle estorsioni con il cosiddetto «cavallo di ritorno», senza dimenticare le rapine e le truffe ‘geniali’.
L’inchiesta
L’indagine condotta nel periodo che va dal febbraio 2013 al giugno 2016, dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Maglie, ha consentito di disarticolare un’associazione mafiosa facente capo al clan “Coluccia” di Noha-Galatina, operante nel territorio della Provincia di Lecce e, in particolare, nei comuni di: Sogliano Cavour, Galatina, Cutrofiano, Corigliano d’Otranto, Castrignano de’ Greci, Melpignano, Soleto, Sternatia, Cursi, Castrì di Lecce, Martano, Otranto, Calimera, Muro Leccese e Cavallino.