Finisce sotto processo per omissione di soccorso, il collega della psicologa Virginia Quaranta, trovata senza vita nel suo appartamento di Lecce il 18 giugno del 2016.
Bisognerà però attendere oltre 1 anno per la prima udienza che si terrà il 31 gennaio del 2020.
Nelle settimane scorse, il pubblico ministero Francesca Miglietta ha emesso un decreto di citazione diretta a giudizio, nei confronti di un 54enne del Basso Salento.
In queste ore, invece, è stato fissato l’inizio del processo che si celebrerà dinanzi al giudice monocratico Bianca Todaro. L’imputato è assistito dall’avvocato Francesca Conte che potrebbe chiedere un’anticipazione della data. Ad ogni modo, il difensore non chiederà “riti alternativi”, nella convinzione di poter dimostrare l’innocenza del proprio assistito, nel corso del dibattimento.
Nei mesi scorsi, il pm aveva aperto un fascicolo investigativo con l’ipotesi di reato di omicidio volontario. Nel registro degli indagati era finito il nome del collega della psicologa. In effetti, gli accertamenti condotti dagli uomini della Squadra Mobile della Questura di Lecce, sarebbero giunti ad una prima conclusione: il professionista aveva trascorso la notte precedente alla morte della 32enne, in compagnia di quest’ultima.
Questi avrebbe però riferito agli inquirenti di avere trovato Virginia già morta nel suo letto, la mattina successiva. L’uomo non avrebbe però allertato i soccorsi presumibilmente per paura che i sospetti potessero ricadere su di lui.
Furono, invece, alcuni colleghi della psicologa, preoccupati che la 32enne non si fosse presentata ad un appuntamento senza avvisare, a trovare il suo corpo senza vita, disteso sul letto.
L’inchiesta
Sul comodino, diverse confezioni di farmaci. Virginia soffriva di una malattia grave, ma che da sola non portava a crisi fatali. In camera gli inquirenti notarono uno «strano disordine», a differenza del resto della casa elegante e ordinata. Una confusione che sembrava ‘stonare’ con l’ipotesi di una morte naturale. Così furono sequestrati i telefonini e i computer di Virginia e del collega controllando chiamate, mail e messaggi. Al termine degli accertamenti non sarebbero però emersi elementi che suffragassero l’ipotesi dell’omicidio.
Anche le conclusioni del medico legale avevo confermato la pista della morte tragica, ma naturale. Aritmia cardiaca: era l’ipotesi ventilata dal dr. Alberto Tortorella dopo l’autopsia. Sul corpo della donna, non venne riscontrato alcun segno di violenza.
I successivi esami tossicologici avrebbero poi avvalorato la tesi che la psicologa salentina fosse deceduta dopo aver ingerito un cocktail di farmaci, risultato fatale.