Cadavere ritrovato a Gallipoli. Marco Barba autore dell’omicidio con la collaborazione della figlia?


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Rosalba Barba, figlia dell'ex pentito Marco Barba, avrebbe accusato il padre dell'omicidio di Khalid Lagraidi, ammettendo anche di averlo aiutato a nasconderne il corpo.
La giovane è stata interrogata a lungo dagli investigatori  nella giornata di ieri. Sarebbe stata lei a fare la "soffiata" ed a condurre gli inquirenti sul luogo in cui si trovava il cadavere. Rosalba Barba ha riferito di essere stata presente all'esecuzione dell'ambulante marocchino. Quest'ultimo, originariamente doveva essere murato e Marco Barba si era procurato tutto il materiale per mettere appunto il crudele piano. Ascoltate dagli inquirenti, come "persone informate dei fatti", anche le sorelle Chiara e Lucia Barba e la madre Anna Casole.
Marco Barba è difeso dall'avvocato Speranza Faenza. I suoi familiari sono, invece, assistiti dal legale Amilcare Tana. Infine, le sorelle della presunta vittima, dall'avvocato Luigi Pedone.
  
Ricordiamo che la telefonata anonima ha messo i carabinieri sulla strada giusta, dando indicazioni precise: quella di Contrada Monaci, una zona isolata non lontana dalla statale 274 che da Gallipoli conduce a Santa Maria di Leuca. È lì, in una pineta a pochi passi dal cimitero che, dopo una lunga ricerca, i carabinieri del Nucleo investigativo guidati maggiore Paolo Nichilo e gli uomini del capitano Francesco Battaglia hanno scoperto il corpo di un uomo, ‘nascosto’ in un bidone per combustibili di colore verde coperto da cemento e rami secchi. Un ritrovamento macabro che ha gettato un’ombra di mistero e orrore sulla ‘Città Bella’.
  
Al momento sono poche le certezze e gli inquirenti, vista la delicatezza del caso, hanno le bocche cucite, ma con il passare delle ore indiscrezioni e ipotesi hanno permesso di costruire un quadro un po’ più dettagliato dell’accaduto. Manca ancora la sicurezza che solo l’esame del Dna può dare, ma è probabile che il corpo martoriato rinvenuto nel fusto appartenga a Khalid Lagraidi, un venditore ambulante marocchino di 41 anni, che viveva a Lecce insieme alla sorella. Era stata proprio la donna a denunciare la sua scomparsa a giugno ed era stata aperta un'inchiesta condotta dal sostituto procuratore Emilio Arnesano. Il periodo combacia con lo stato di decomposizione avanzato del cadavere.
  
Dopo l’esame esterno dei resti, effettuata sul posto, il medico legale Roberto Vaglio ha datato la morte a "molti mesi fa". Domani, verrà invece effettuata una Tac sui resti del corpo. Inoltre, nell’ultima telefonata dell'uomo con la sorella sembra le abbia riferito che si stava recando proprio nella ‘Città Bella’. Potrebbe essere una casualità, ma troppi indizi combaciano.
  
Proprio dall’analisi dei tabulati telefonici, infatti, sarebbero emersi dei contatti frequenti con Rosalba una delle figlie di Marco Barba, ex pentito gallipolino in carcere per avere inviato lettere minatorie con tanto di proiettili all’allora candidato sindaco, Sandro Quintana.
  
Potrebbe essere stata proprio la gelosia, a scatenare l'ira omicida di Marco Barba. Dunque, la figlia Rosalba si sarebbe decisa a raccontare quanto accaduto a Lagraidi, per una sorta di "vendetta" nei confronti di un padre violento e possessivo. Oppure la morte dello straniero andrebbe inquadrata nell’ottica di un regolamento dei conti nell'ambito dello spaccio di droga.
  
Ad ogni modo, gli investigatori stanno vagliando le dichiarazioni della figlia con estrema cautela, cercando dei riscontri. Gli inquirenti sospettavano di Marco Barba, da quando l'ambulante marocchino era scomparso. Adesso valuteranno, l'attendibilità del coinvolgimento della figlia Rosalba nell'occultamento della cadavere.