Dopo la convalida del fermo di Giuseppe Moscara per il tentato omicidio di Antonio Afendi proseguono le indagini per individuare eventuali complici. Al momento sembrerebbe che sia stata una sola persona a sparare anche se il ventottenne di origine marocchina, ascoltato in ospedale dopo essere ‘scampato’ all’attentato a colpi di kalashnikov, ha riferito di non escludere che fossero stati in due ad aprire fuoco.
Non solo, si intende anche far luce su quello che è accaduto dopo l’incendio dell’Audi utilizzata per l’agguato, ‘abbandonata’ nei pressi del centro commerciale di Cavallino. Per il danneggiamento della macchina, Moscara avrebbe agito in concorso con un altro indagato, come emerso da una serie di riscontri telefonici.
Un autista, messosi in contatto con i carabinieri, ha riferito della presenza di un’altra macchina nei pressi del luogo di ritrovamento dell’Audi in fiamme. La vettura si sarebbe accostata e poi sarebbe ripartita imboccando la tangenziale Est, in direzione Brindisi. In seguito ad accertamenti sarebbe emerso che questa seconda auto fosse stata noleggiata da una coppia ed è stata posta sotto sequestro.
I due, sentiti dagli investigatori, hanno però negato di essersi spostati in quella direzione la sera del tentato omicidio, poiché impegnati sul posto di lavoro in tutt’altra zona. Dopo i successivi accertamenti di geolocalizzazione, la Procura stabilirà se avanzare l’accusa di favoreggiamento nei loro confronti.
Intanto, si attendono i risultati balistici sui quattro bossoli rinvenuti in occasione del tentato omicidio di Antonio Afendi. Saranno analizzati dalla sezione dei Ris di Roma per verificare se l’arma da cui provengono sia la stessa utilizzata per l’omicidio del boss Augustino Potenza e l’agguato a Luigi Spennato. Riguardo il secondo fatto di sangue, Moscara risponde di tentato omicidio, in concorso con Andrea e Luca Del Genio (già condannati).
Sarà analizzato, inoltre, il telefonino di Moscara, sequestrato all’interno di un fienile, dove i militari hanno rinvenuto anche dosi di droga ed una somma di denaro. E poi, continuano a spron battuto le perquisizioni ed i sequestri nelle abitazioni dei personaggi “sospetti” di Casarano e dintorni.
Infatti, come emerso in fase d’indagine, ci sarebbe la guerra tra clan rivali alla base dell’attentato di Casarano, subito dal 28enne di origine marocchina, astro nascente del clan “Potenza”.
Giuseppe Moscara è assistito dall’avvocato Simone Viva.