Uccise l’amico in preda a raptus omicida: confermata in Appello la condanna a 16 anni per Mastroleo


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Arriva la conferma della condanna a 16 anni nei confronti del 38enne di Racale, Francesco Mastroleo, per l'assassinio di Egidio Sava. La Corte di Assise di Appello presieduta da Vincenzo Scardia ha ribadito la sentenza di primo grado, accogliendo la richiesta del vice procuratore generale Giampiero Nascimbeni.

Inoltre, i giudici di Appello hanno confermato le provvisionali di 100mila euro per la moglie e il figlio del 28enne di Melissano e di 20mila euro per gli altri familiari che si erano costituiti parte civile. Tutti difesi dagli avvocati Mario Coppola, Silvio Caroli, Vincenzo Del Prete e Giovanni Verardi.

Il processo celebratosi in abbreviato, davanti al Gup Giovanni Gallo si era invece concluso il 16 luglio scorso. Il sostituto procuratore Giuseppe Capoccia, titolare dell'inchiesta, aveva invocato 16 anni con l'accusa di omicidio volontario per Mastroleo, con l'esclusione delle aggravanti dei futili motivi e della crudeltà. Nella stessa giornata, i difensori avevano tenuto le proprie arringhe.

La parte offesa, con l'avvocato Massimo Basurto, aveva depositato una corposa "memoria", per dimostrare come Mastroleo fosse affetto da un disturbo della personalità e da un conseguente vizio parziale di mente. Durante il processo, numerose sono state le perizie mediche, sulla effettiva "capacità di intendere e di volere" di Mastroleo, durante gli attimi in cui prese a fendenti il suo amico. Davanti ai giudici si erano dati battaglia lo psichiatra Domenico Suma, nominato dal gip e il consulente della difesa, Angelo Serìo. Per il consulente del Gip, il 38enne era in "condizioni di intendere e di volere", quando ammazzò Sava. Invece, lo specialista dei difensori di Mastroleo, sostenne la presenza di patologie legate ad uno stato di tossicodipendenza dell'imputato, che ne avrebbero condizionato le capacità psico-fisiche.
 
L’omicidio del 28enne di Melissano, si ricorda, avvenne il 25 giugno scorso e si verificò alla periferia di Racale. Una discussione animata degenerata con l'accoltellamento di Sava. Il 28enne, nonostante i 15 fendenti, riuscì a salire a bordo della propria vettura e fuggire. Dopo qualche metro però l'auto si schiantò contro un muretto, prendendo fuoco. Il giovane riuscì ad uscire dall’abitacolo, ma morì poco dopo. Mastroleo forse per crearsi un alibi, dichiarò agli inquirenti di aver perso il controllo dopo aver sorpreso l’amico in possesso di un anello appartenuto alla madre e di circa 40 euro rubati in casa. Tale movente è apparso fin da subito piuttosto "debole", tanto che il pm nella sua requisitoria ha escluso l'aggravante dei futili motivi.  Sarebbe stato piuttosto un raptus omicida, agevolato dall'abituale uso di sostanze stupefacenti, ad indurre Mastroleo all'omicidio dell'amico.