Violentata, segregata e costretta a mangiare le feci del compagno: rumeno condannato a 4 anni


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Picchiò e violentò la propria compagna, costringendola addirittura a mangiare le sue feci. Adesso il 30enne rumeno Alexei Florea salda i conti con la giustizia e per lui arriva una condanna a 4 anni, al termine del processo con rito abbreviato. Rispondeva, secondo l'accusa rappresentata dal pm Maria Vallefuoco, di sequestro di persona, violenza carnale e riduzione in schiavitù. Il gup Simona Panzera ha comunque applicato le attenuanti generiche equivalenti alle contestate aggravanti, accogliendo la richiesta dell'avvocato Andrea Frassanito, difensore di Florea. Il legale del 30enne rumeno, inoltre, chiederà nelle prossime ore, la scarcerazione del proprio assistito, detenuto in carcere dal 3 febbraio scorso.
 
Alexei Florea, in occasione dell'udienza di convalida, si è difeso innanzi al giudice. Ha affermato che l'episodio contestatogli è nato come una discussione per motivi di gelosia, poi degenerata in atti violenti verso la compagna. Florea ha ammesso soltanto di avere avuto un litigio con la compagna, in seguito al quale, l'avrebbe picchiata. Il 30enne rumeno sospettava che la concittadina avesse una relazione con il proprio datore di lavoro (lavorava come badante presso una famiglia di Nardò). Cosicché, nel corso di una discussione le avrebbe chiesto con fermezza di non andare più a prestare servizio presso quella casa. Di fronte, al rifiuto della ragazza, avrebbe reagito violentemente, picchiandola.
 
La ragazza rumena era riuscita scappare il 3 febbraio  scorso, approfittando del fatto che il suo aguzzino si fosse addormentato, riuscendo a raggiungere il Commissariato di polizia di Nardò che dista dall’abitazione poco meno di duecento metri. La vittima, una badante rumena 42enne, ha raccontato tutto ai militari. Innanzitutto che a fine gennaio, ad esempio, Florea dopo averla malmenata e picchiata servendosi di un cuscino premuto in faccia per non far sentire le urla, le ha tagliato i capelli, semplicemente perché sospettava che avesse una relazione con uno dei componenti della famiglia presso cui lavorava. Lo stesso giorno l’ha costretta ad avere rapporti sessuali e dopo aver soddisfatto le sue voglie, ha continuato a riempirla di botte con una gruccia di legno. Dopodiché non contento l’ha trascinata davanti ad uno specchio per farle vedere come “era ridotta”.
 
Il 1 febbraio, forse ravveduto, l’ha accompagnata dal parrucchiere, ma il gesto “gentile” è durato poco. Raggiungendo forse l’apice della ferocia, le ha urinato sul volto e ha continuato a soddisfare le sue voglie con prepotenza, l’ha picchiata fino a quando con un nastro da imballaggio le ha bloccato gli arti inferiori, mentre le ripeteva «O ti prostituisci o muori». Poi l’ha avvolta in un lenzuolo e l’ha caricata sulle spalle, pronto a gettarla in mare. E lo avrebbe fatto se non avesse avuto pietà davanti alle implorazioni della malcapitata. Ma non sarebbe finita qui. Florea ha defecato su un piatto, dopodiché ha messo un cucchiaio nelle mani della donna e l’ha costretta a mangiare le feci. La scena è stata ripresa dal cellulare ed il filmato, a sfregio, è stato inviato ad un terzo uomo, forse un suo ex compagno, con su scritto «Grazie Gino».
 
La donna, che in Romania ha lasciato due figli, si trova ora in una struttura protetta.