Quando gli hanno stretto le manette ai polsi, si è dimostrato impassibile, non ha lasciato trapelare nessuna emozione dal volto se non un gesto di disappunto alla vista degli agenti. Eppure era consapevole di avere il fiato sul collo tant’è che quando gli uomini in divisa hanno bussato alla porta dell’appartamento della mamma lo hanno trovato con le valigie quasi pronte, con circa 3mila euro nel portafoglio e con le chiavi della macchina strette in mano. Pronto a fuggire chissà dove. Ora Alexei Florea, il 30enne rumeno accusato di aver segregato in casa, picchiato e maltrattato la compagna 41enne, dovrà rispondere di sequestro di persona, violenza carnale e riduzione in schiavitù. Accuse pesantissime che non sembrano sufficienti a giustificare l’orrore vissuto dalla donna, sua connazionale, in quella casa dove era andata ad abitare nella speranza di una vita migliore. Il futuro promesso e sperato, però, si è trasformato in un presente da incubo finito all’alba di ieri quando la 41enne, scalza e con addosso i pantaloni del pigiama, è riuscita a chiedere aiuto.
La ricostruzione fatta dagli agenti è agghiacciante. Descrivere quello che la donna, badante presso una famiglia di Nardò, è stata costretta a subire non è facile. E neppure la gelosia infondata con cui l’uomo ha spiegato i suoi comportamenti, basta a motivare i soprusi patiti tra le quattro mura dell’abitazione diventata una prigione.
A fine gennaio, ad esempio, il 30enne dopo averla malmenata e picchiata servendosi di un cuscino premuto in faccia per non far sentire le urla, le ha tagliato i capelli semplicemente perché sospettava che avesse una relazione con uno dei componenti della famiglia presso cui lavorava. Lo stesso giorno l’ha costretta ad avere rapporti sessuali e dopo aver soddisfatto le sue voglie, ha continuato a riempirla di botte con una gruccia di legno. Dopodiché non contento l’ha trascinata davanti ad uno specchio per farle vedere come “era ridotta”.
Il 1 febbraio, forse ravveduto, l’ha accompagnata dal parrucchiere ma il gesto “gentile” è durato poco. Raggiungendo forse l’apice della ferocia, le ha urinato sul volto, ha continuato a soddisfare le sue voglie con prepotenza, l’ha picchiata fino a quando con un nastro da imballaggio le ha bloccato gli arti inferiori, mentre le ripeteva «O ti prostituisci o muori». Poi l’ha avvolta in un lenzuolo e l’ha caricata sulle spalle, pronto a gettarla in mare. E lo avrebbe fatto se non avesse avuto pietà davanti alle implorazioni della malcapitata.
Ma non è finita. Florea ha defecato su un piatto, dopodiché ha messo un cucchiaio nelle mani della donna e l’ha costretta a mangiare le feci. La scena è stata ripresa dal cellulare ed il filmato, a sfregio, è stato inviato ad un terzo uomo, forse un suo ex compagno, con su scritto «Grazie Gino». Ed è andata avanti così, tra percosse e violenze, umiliazioni e prepotenze, fino a quando la 41enne, approfittando del fatto che il suo aguzzino si era addormento, è riuscita a correre al Commissariato di polizia che dista dall’abitazione poco meno di duecento metri. Finalmente salva.
Sul corpo e nell’anima i segni delle violenze subite, quelli che aveva provato a camuffare con alcuni trucchi che era andata a comprare 'accompagnata' dal suo stesso carceriere. La donna, che in Romania ha lasciato due figli, si trova ora in una struttura protetta. Il suo aguzzino, in stato di fermo, dovrà dare conto alla giustizia dei suoi comportamenti.
I poliziotti hanno sequestrato i soldi, i cellulari, il computer e le pastiglie di ansiolitici che somministrava alla 42enne, così come due paia di forbici, la gruccia in legno ed un rotolo di nastro adesivo. Gli attrezzi usati per mettere in atto la tua brutalità.
