Sono ore decisive per il centrodestra leccese. L’impressione che si ha è che dalle scelte che si prenderanno in questi momenti dipenderà la sorte di una coalizione frammentata che ancora si sente maggioranza in città.
Se il fronte uscito dalle Primarie che si sono svolte in tono assolutamente minore il 17 marzo scorso terrà duro e si presenterà compatto all’appuntamento elettorale può sperare di giocarsela e di vincerla contro gli altri competitor (Carlo Salvemini per il centrosinistra, Adriana Poli Bortone a capo di una coalizione civica, Arturo Baglivo per il M5S, Luca Russo sempre in rappresentanza del multiforme mondo civico che è letteralmente esploso in questa tornata).
Se si dovessero aprire le falle che pare stiano cominciando ad aprirsi con la fuoriuscita di qualche big (Gaetano Messuti in primis), Congedo rischierebbe di trovarsi da solo a fare da parafulmine ai mal di pancia che da anni avverte l’elettorato d’area.
È cosa risaputa che Messuti sia fortemente tentato dalle sirene poliane; la civica che lo sostiene da mesi, Sentire Civico, non è per nulla convinta dell’appoggio al candidato uscito vincitore dalle Primarie. Non è solo una questione di disconoscimento della vittoria di Congedo e poco c’entra la colorita ricostruzione di eventuali schede fantasma trovate nelle urne a Lecce Fiere.
Messuti non si fida dei compagni di viaggio del coordinatore regionale di Fratelli d’Italia: ha vivi nella memoria i brutti ricordi del passato, quelli che considera ancora autentici sgambetti da parte di Fitto e Perrone quando dapprima non fu nominato assessore in Giunta pur avendo guadagnato caterve di voti e poi fu sedotto e abbandonato sulla via del gradino più alto di Palazzo Carafa a fronte della scelta di Mauro Giliberti.
I suoi lo invitano a non fidarsi più, a lasciare il campo e ad abbracciare una sfida diversa con persone (Adriana Poli Bortone) considerate più di parola.
Eppure l’avvocato nicchia, vorrebbe ma non può. Non c’è solo una questione di stile (brutta cosa il partecipare ad una competizione e poi voltare la schiena solo e soltanto per aver perso) ma anche di sostanza: quanto pesa la coalizione civica della senatrice? È una corazzata o, cosa che pensano in tanti, un involucro poco sostanzioso in termini di consensi incartato dal fascino della lady di ferro che già, per non perdere tempo, si è candidata a sindaco?
Momenti difficili quelli che sta vivendo Erio Congedo; sottile il confine tra l’essere a capo di una macchina da guerra o il rimanere da solo in attesa di una bruciante sconfitta. Di lui tutti dicono: ‘E’ bravo, è una bella persona, conosce la macchina amministrativa. Ma…Ma è il cognato di Paolo Perrone, simbolo insieme a Fitto, di un centrodestra tanto forte nel passato quanto inviso nel presente’.
A questa ricostruzione lui non ci sta. Sempre calmo e tranquillo, si racconta che abbia sbottato nelle riunioni del centrodestra esclusivamente dinanzi a questa obiezione, ripetendo a gran voce: ‘Ho sposato la sorella di Perrone, ma non mi chiamo Paolo. Mi chiamo Saverio. Sono un’altra persona e non posso pagare le colpe che attribuite ad altri anche se mi sono parenti!’.
Quanto poi alla presenza di Fitto nelle sue liste, nessuno più di lui forse la subisce, visto che Congedo andò via da Direzione Italia per approdare nel partito di Giorgia Meloni per i dissidi con l’europarlamentare magliese. Poi le cose della politica viaggiano in direzione opposta e contraria e Fitto se l’è trovato addirittura in casa… Ma questi sono altri fatti.
Si deciderà tutto adesso. Fronte comune o rottura rumorosa? Dipende tutto dalle scelte di queste ore. Difficile prevedere come andrà a finire ma mai come in questo momento le decisioni politiche si intrecciano agli odi e alle antipatie personali. Che in politica contano, contano eccome.