Tiene ancora banco la questione sulla riforma dell’Arpal. Fabiano Amati non ci sta al ‘silenzio’ caduto sulla vicenda e sbotta nei confronti di chi a suo dire sta avallando l’operazione di non approvare la legge regionale di riforma: ‘Insomma, se non ci sono buoni motivi per tanto silenzio, siamo costretti ad osservare un trasversalismo indegno di un Paese normale’.
La decisione del direttore generale Massimo Cassano di passare nel Terzo Polo e di candidarsi alle elezioni politiche del 25 settembre, abbandonando al suo destino la maggioranza di centrosinistra in Consiglio Regionale, dal punto di vista politico è stato un autentico tsunami. Anche perchè poche settimanae prima il Governatore di Puglia, Michele Emiliano, aveva chiesto al Pd e alla sua maggioranza di rinviare a data da destinarsi la richiesta di riformare l’Agenzia Regionale per le Politiche Attive del Lavoro, considerando punitivo il provvedimento che mirava a sostituire proprio Cassano, leader di Puglia Popolare, con un consiglio di amministrazione.
Poi, come un fulmine a ciel sereno, la scelta del dg di Arpal di abbracciare la proposta di candidatuira di Carlo Calenda e Matteo Renzi. Apriti cielo. Il Pd con il segretario regionale Lacarra aveva sbottato; in molti avevano chiesto la riconvocazione del Consiglio Regionale per ‘regolare i conti politici’ con Cassano. Ma alla fine il silenzio aveva preso il sopravvento, ammantando la campagna elettorale. Ci pensa allora Fabiano Amati, insieme ai consiglieri Ruggiero Mennea, Michele Mazzarano e Antonio Tutolo, a riprendere la questione, togliendo il silenziatore. Proprio Amati che dopo la decisone del Consiglio Regionale di salvare il ruolo di Cassano, aveva sbottato in Aula: ‘Mi avete chiamato per fare il killer politico e poi lo salvate?’, espressione che aveva creato più di qualche polemica.
Parole dure contro Loredana Capone
Sono in molti a non sopportare la candidatura con il Terzo Polo di Cassano, che nel frattempo, ha continuato ad esercitare il suo ruolo di amministratore delegato dell’Arpal. Amati, allora prende carta e penna e accusa: “Ancora nulla sulla convocazione del Consiglio regionale per l’esame della riforma Arpal, come se il problema fosse la candidatura alle elezioni del DG e non la situazione terribile in cui è stata portata l’agenzia. Un menefreghismo e una mancanza di rispetto nei confronti del Consiglio regionale e delle sue funzioni, purtroppo avallato anche dalla Presidente Loredana Capone, in grado di nascondere diffuse complicità.
E su tutto questo emerge il gruppo consiliare del PD, assediato però dal silenzio degli altri partiti, compresi quelli dell’opposizione”.
Poi, dopo l’attacco alla Capone, ecco le stilettate per Raffaele Fitto reo di non appoggiare la manovra anti Cassano: ‘Il silenzio di Fitto: ma si può capire perché i consiglieri regionali dell’opposizione, entrati in Consiglio a sostegno della sua candidatura a presidente, non sostengono la nostra proposta di convocare il Consiglio regionale ed esaminare la proposta di legge di riforma di Arpal? Cosa c’è dietro?’.
Quindi parole di fuoco contro Giuseppe Conte, Calenda e Renzi: ‘Il silenzio di Giuseppe Conte: ma si può sapere perché i consiglieri Cinquestelle non si associano a noi per sostenere la battaglia? Paura di perdere la poltrona? Il silenzio di Carlo Calenda: perché non dice qualche parola per incitare la riforma Arpal e smetterla di osservare tante coincidenze tra assunzioni e appartenenze politiche? Il silenzio di Matteo Renzi: in nome di cosa dobbiamo frustrare la necessità di una pubblica amministrazione improntata al buon andamento?”